Lunedì 29 Aprile 2024

Profeta più all’estero che in patria

Gabriele

Canè

All’estero hanno un problema: capita che sfoglino i giornali italiani. I quali, appunto, sono giornali, hanno opinioni, tendenze, preferenze. Così capita, da qualche lettura, che si pensi a un paese in armi contro la Francia per qualche Ong, o a una penisola percorsa da squadracce fasciste guidate da una giovane donna bionda, minuta e cattivissima. Per il Financial Times, ad esempio, siamo sull’orlo della catastrofe economica, soprattutto se non governa chi pare a loro. Per il Times di Londra, invece, contrordine compagni: Giorgia Meloni, prima percepita come un pericolo, è invece "la leader più popolare della Ue". Cosa è successo per garantire alla nostra premier, l’imprevedibile primato? Semplice: contro ogni (loro) previsione non ha marciato in armi né su Roma, né su Bruxelles. Ha semplicemente vinto le elezioni, si è insediata a Palazzo Chigi che non è Piazza del Popolo dove si fanno i comizi, e ha incominciato a governare. Con buoni risultati internazionali e qualche difficoltà interna. Normale. Al Times, evidentemente, hanno colto ieri gli aspetti più positivi e peraltro veritieri: Meloni ha saputo muoversi con garbo, fermezza e misura sul palcoscenico europeo e non solo. Oggettivo. In Italia non tutta fila liscio. Il caso Cospito è una pietra politica rotolante tra i piedi del Governo. La premier ha difeso i suoi. Ma l’opposizione non molla. Anche il Pd sa che nessuno si dimetterà, però insiste, ovvio: l’occasione è ghiotta a un passo dalle rischiose (!) regionali in Lazio e Lombardia. E non è un caso che Meloni stia tirando il freno di polemiche che giovano più all’opposizione che alla maggioranza. Un passo al giorno per svelenire, smorzare, reindirizzare il dibattito verso il merito giuridico e fuori da solco politico. Una retromarcia? Piuttosto, responsabilità. Opportunità. Per confermarsi profeta all’estero. E prima profetessa in patria.