Sabato 27 Aprile 2024

Cucchi, due carabinieri condannati a 12 anni. Ilaria: "Stefano potrà riposare in pace"

I militari sono accusati di omicidio preterintenzionale. Due anni e sei mesi all'imputato-teste e 3 anni e 8 mesi al maresciallo Mandolini. In contemporanea sentenza d'appello per i medici del Pertini: un'assoluzione e 4 prescrizioni

Ilaria Cucchi bacia il compagno e avvocato Fabio Anselmo (Lapresse)

Ilaria Cucchi bacia il compagno e avvocato Fabio Anselmo (Lapresse)

Roma, 14 novembre 2019 - Stefano Cucchi è stato ucciso a botte: omicidio preterintenzionale. E' la sentenza di primo grado emessa nell'aula bunker di Rebibbia nel processo ai carabinieri. Sono stati condannati a 12 anni  i due carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D'Alessandro, che pestarono Stefano Cucchi la notte del suo arresto nella caserma della compagnia Casilina. Quanto all'imputato-teste Francesco Tedesco, è stato condannato a due anni e sei mesi per falso, mentre è stato assolto dall'accusa di omicidio preterintenzionale. Il maresciallo Roberto Mandolini, ex comandante della stazione Appia, è stato condannato a tre anni 8 mesi per il falso mentre è stato assolto dalla calunnia dopo che il reato è stato riqualificato in falsa testimonianza. Anche il carabiniere Vincenzo Nicolardi è stato assolto dall'accusa di calunnia.

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Due sentenze in un giorno, per il caso Cucchi: pochi minuti prima la Corte d'Appello aveva deliberato sui medici del Pertini di Roma (una assolta e 4 prescritti). 

Subito dopo la lettura della sentenza  la sorella di Stefano, Ilaria Cucchi, ha dichiarato a caldo: "Stefano è stato ucciso, questo lo sapevamo e lo ripetiamo da 10 anni. Forse ora potrà riposare in pace". Nell'aula bunker un carabiniere in divisa, visibilmente commosso, dopo aver fatto il baciamano a Ilaria spiega così il suo gesto: "L'ho fatto perché finalmente dopo tutti questi anni è stata fatta giustizia", e poi accompagna i genitori di Stefano Cucchi, anche loro commossi, fuori dall'aula di Rebibbia dove si è celebrato il processo. Un baciamano può apparire un gesto piccolo, ma rappresenta la 'riparazione' per anni di indagini a vuoto che oggi sembrano riscattarsi in questa sentenza. 

Lo sottolinea, a tarda sera, la stessa Ilaria Cucchi sul suo account Facebook. Posta la foto del baciamano e usa parole tenere e commosse: "Una giornata difficilissima. Questa per me è stata una carezza. Mi ha scaldato il cuore. Questo per me è un carabiniere vero"  

La madre di Stefano e Ilaria, Rita Calore, finalmente sorride: "Un po' di sollievo dopo 10 anni di dolore e di processi non veri", mentre l'avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia di Stefano Cucchi e compagno di Ilaria, dichiara: "Era una verità talmente evidente che è stata negata per troppo tempo. Io considero Mandolini corresponsabile quanto i due condannati per il reato di omicidio preterintenzionale. Vedremo le motivazioni della sentenza. La verità è che Stefano è morto per le percosse subite". "Non abbiamo mai voluto vendetta. Non abbiamo mai voluto qualcuno da incolpare - dice il papà di Stefano, Giovanni - Non volevamo un colpevole qualsiasi. Volevamo i veri colpevoli".

E il comandante generale dell'Arma, Giovanni Nistri, dichiara: "Abbiamo manifestato in più occasioni il nostro dolore e la nostra vicinanza alla famiglia per la vicenda culminata con la morte di Stefano Cucchi. Un dolore che oggi è ancora più intenso dopo la sentenza di primo grado della Corte d'Assise di Roma che definisce le responsabilità di alcuni carabinieri venuti meno al loro dovere, con ciò disattendendo i valori fondanti dell'Istituzione". 

Da parte loro i difensori di Francesco Tedesco, Eugenio Pini e Francesco Petrelli, dichiarano: "Siamo soddisfatti sia per l'assoluzione dall'omicidio che per la calunnia che è stata riqualificata. La Corte gli ha creduto: è stato un percorso partito con aspettative di legalità e finito con la realizzazione di queste aspettative". Tedesco è l'unico dei 5 imputati presente in aula alla lettura della sentenza. E sussurra al suo avvocato: "E' finito un incubo".

I giudici della prima corte di assise di Roma hanno inoltre disposto il pagamento di una provvisionale di 100mila euro ciascuno ai genitori di Stefano Cucchi e alla sorella Ilaria, mentre i carabinieri Di Bernardo, D'Alessandro, Mandolini e Tedesco, a vario titolo, dovranno risarcire, in separata sede, le parti civili Roma Capitale, Cittadinanzattiva e tre agenti della polizia penitenziaria.  Di Bernardo e D'Alessandro sono stati inoltre interdetti in perpetuo dai pubblici uffici, mentre una interdizione di cinque anni è stata disposta per Mandolini.

La dedica di Alessandro Borghi

C'è anche l'attore Alessandro Borghi, che ha interpretato Stefano Cucchi nel film 'Sulla mia pelle', tra coloro che ieri sera hanno gioito per la sentenza che ha condannato a 12 anni per omicidio preterintenzionale i due carabinieri che picchiarono il ragazzo in caserma dopo l'arresto. Borghi, che per prepararsi al film ha conosciuto bene la famiglia di Stefano e la loro vicenda giudiziaria, ha scritto sui social una sorta di dedica della sentenza al ragazzo: "A Stefano. Sempre". 

Salvini: la droga fa male sempre

Dall'incontro elettorale al Paladozza di Bologna, Matteo Salvini commenta così la sentenza: "Se qualcuno ha usato violenza, ha sbagliato e pagherà. Sono vicinissimo alla famiglia, ho invitato la sorella al Viminale. Questo testimonia che la droga fa male, sempre e comunque". E a chi gli chiedeva se volesse "chiedere scusa" alla famiglia Cucchi per le frasi usate in passato, il leader leghista replica: "Scuse? Perché, io ho ucciso qualcuno? Ho invitato la sorella al Viminale, in Italia chi sbaglia, paga. Però non posso chiedere scusa per eventuali errori altrui". E riferendosi alle violenze dei carabinieri: "Se qualcuno l'ha fatto, ha sbagliato e pagherà - ha spiegato ironicamente - Ma io devo chiedere scusa anche per il buco dell'ozono?".

E conclude: "Per quel che mi riguarda, come senatore e come padre, combatterò la droga, posso dirlo?. Se qualcuno ha sbagliato paga; in divisa e non in divisa. Punto. Fatemi aggiungere: io sono contro lo spaccio di droga sempre e comunque".

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Il processo ai 5 medici

Una assoluzione e quattro prescrizioni. È quanto è stato deciso dai giudici della Corte d'Assise di Appello di Roma per cinque medici dell'ospedale Sandro Pertini coinvolti nella vicenda. Assolta il medico Stefania Corbi.

Accuse prescritte per Aldo Fierro, il primario del Reparto di medicina protetta dell'ospedale dove fu ricoverato il geometra romano, e per altri tre medici: Flaminia Bruno, Luigi De Marchis Preite e Silvia Di Carlo. Per la Corbi la formula di assoluzione è "per non commesso il fatto". Per tutti il reato contestato è di omicidio colposo

"Una sentenza che lascia l'amaro in bocca - dice Gaetano Scalise, difensore del primario Aldo Fierro - Non é comprensibile dal punto di vista logico perché l'assoluzione della dottoressa Corbi avrebbe dovuto comportare come conseguenza anche l'assoluzione del primario". Le prossime mosse? "Aspettiamo di leggere le motivazioni e quasi sicuramente faremo ricorso in Cassazione", conclude il penalista.

Il processo ai medici del 'Pertini' ha avuto un iter tortuoso. Tutti furono portati a processo inizialmente per l'accusa di abbandono d'incapace (nello stesso processo erano imputati anche tre infermieri e tre agenti della Polizia penitenziaria, assolti in via definitiva).  Condannati nel giugno 2013 per il reato di omicidio colposo, gli stessi medici furono successivamente assolti in appello. E da lì iniziò una nuova vita processuale fatta di un primo intervento della Cassazione che rimandò indietro il processo. I nuovi giudici d'Appello confermarono l'assoluzione che fu impugnata dalla Procura generale. La Cassazione rinviò nuovamente disponendo una nuova attività dibattimentale conclusasi oggi. 

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