Mercoledì 24 Aprile 2024

Ponte Morandi, le parole choc di Mion (ex Benetton): “Nel 2010 seppi che era a rischio crollo”

L’ex ad: “Emerse che aveva un difetto originario di progettazione. Non dissi nulla, tenevo al posto di lavoro”. Il comitato delle vittime: “Come ha fatto a rimanere zitto?”

Il ponte Morandi crollato

Il ponte Morandi crollato

Roma, 22 maggio 2023 – Nuova testimonianza-choc sul crollo del ponte Morandi durante il processo. “Emerse che il ponte aveva un difetto originario di progettazione e che era a rischio crollo. Chiesi se ci fosse qualcuno che certificasse la sicurezza e Riccardo Mollo mi rispose 'ce la autocertifichiamo’. Non dissi nulla e mi preoccupai. Era semplice: o si chiudeva o te lo certificava un esterno. Non ho fatto nulla, ed è il mio grande rammarico”, sono le parole di Gianni Mion, ex ad della holding dei Benetton Edizione, ex consigliere di amministrazione di Aspi e della sua ex controllante, Atlantia. La dichiarazione di Mion si riferisce a una riunione del 2010, ovvero otto anni prima del crollo, avvenuto il 14 agosto 2018, che ha provocato 43 vittime.

Il manager è stato sentito come testimone dell'accusa, insieme all'attuale ad di Aspi Roberto Tomasi. 

"Ci fu quella riunione dove venne evidenziato il problema di progettazione. Ma nessuno pensava che crollasse”, ha proseguito Mion fuori dall’aula. Concetto ribadito anche nel corso del controesame di diversi avvocati. “Che la stabilità dell'opera venisse autocertificata – ha detto il manager - per me era una c..., una stupidaggine e mi aveva fatto impressione. Dopo quella riunione avrei dovuto fare casino, ma non l'ho fatto. Forse perché tenevo al mio posto di lavoro. A quella riunione c'era anche Gilberto Benetton, sapeva anche lui che c'era quel problema. Ma anche lui si è fidato di questa autocertificazione. È andata così, nessuno ha fatto nulla e provo dispiacere. Quante cose non abbiamo fatto da stupidi che cercheresti di non fare”. "Ho ancora molta stima di Castellucci - ha continuato -. Io penso che ci sia un motivo per cui non è stato fatto nulla in tutti questi anni. Queste grandi società sono autoreferenziali per definizione perché sono il riferimento per tutto il settore. E però anche lo Stato non ha verificato abbastanza”. "Io spero che adesso si verifichi meglio del passato. Spero questo per tutti. Io purtroppo non posso rinascere. Sono alla fine della mia corsa, speravo che finisse meglio”.

Rilevante anche la testimonianza di Chiara Murano, architetto, ex dipendente di Cesi, la società che fece una consulenza per Autostrade tra il 2015 e il 2016. Il giorno dopo il crollo del

ponte Morandi, Giovanni Castellucci “era confuso” e chiedeva se Aspi “avesse recepito i suggerimenti di Cesi e consigli su cosa fare in quella situazione visto anche le minacce di revoca della concessione”, ha detto in aula Murano. La professionista era stata licenziata per una mail che mandò ad Aspi la notte del crollo. 

Il comitato vittime: “Come ha fatto a restare zitto?”

Le parole di Mion sono state un duro colpo per i parenti delle vittime del crollo. “Mi chiedo come si possa stare zitti quando si hanno tra le mani informazioni di gravità come questa e come certe persone possano dormire sonni tranquilli”, ha detto Egle Possetti, presidente del comitato ricordo vittime. “Se fossi stata al suo posto e avessi saputo lo stato delle infrastrutture non sarei stata zitta e avrei fatto il diavolo a quattro e avrei anche fatto in modo che il problema emergesse. Speriamo che qualcuno paghi”.