Mercoledì 8 Maggio 2024

Petrolio russo dalla Sicilia agli Usa "Così Putin elude le sanzioni"

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Le auto americane viaggiano con la benzina ricavata dal petrolio russo raffinato nello stabilimento della Lukoil a Priolo, in provincia di Siracusa. È la paradossale triangolazione attraverso cui il greggio di Mosca ’elude’ le sanzioni Usa per la guerra in Ucraina, sfruttando le pilatesche scappatoie offerte dalle stesse sanzioni. Le misure punitive introdotte da Washington a fine febbraio prevedono infatti un’esclusione per il petrolio "sostanzialmente trasformato in prodotto fatto all’estero". Una volta lavorato nella raffineria di Priolo, la seconda più grande d’Italia e la quinta in Europa, l’oro nero russo diventa ’prodotto italiano’ e sbarca (legalmente) negli impianti della Exxon in Texas o in New Jersey in quelli della Lukoil, che negli Usa non è sanzionata e ha 230 stazioni di servizio in 11 Stati (in gran parte però di proprietà di franchising individuali americane).

L’export in Usa è stato finora di quasi 5 milioni di barili di prodotti petroliferi, di cui la metà di benzina, abbastanza per fare il pieno a 7 milioni di automobili. E a volte il greggio di Mosca lavorato è tornato addirittura in Europa dagli Stati Uniti. A svelarlo è un’indagine del Wall Street Journal, con un video - finito su tutti i giornali del mondo - che ripercorre il tragitto delle petroliere russe, con tanto di immagini satellitari. Ora ci si chiede cosa succederà quando dal 5 dicembre entrerà in vigore anche l’embargo Ue sul petrolio russo, mettendo a rischio l’economia locale siciliana e l’occupazione di diverse migliaia di dipendenti, considerando l’indotto. La raffineria di Priolo è gestita dall’elvetica Isab, a sua volta controllata dalla Lukoil. Prima delle sanzioni trattava il greggio proveniente da vari Paesi e il petrolio russo pesava in media il 30%. Ora il 93% arriva da Mosca, perché le banche europee hanno smesso di finanziare l’Isab.