di Roberto Giardina Le coincidenze sono vietate nei romanzi gialli, però la nostra vita è fitta di coincidenze, dovute al caso solo per gli scettici. Due oligarchi russi si uccidono in 24 ore. Entrambi, prima di togliersi la vita, sopprimono la moglie e una figlia. Il primo omicidio plurimo e suicidio, lunedì in un lussuoso grattacielo di Mosca; il secondo in Spagna, in Costa Brava. Tutto sembra chiaro, troppo chiaro per non suscitare qualche dubbio. I due milionari non lasciano biglietti d’addio, non avevano motivi per venir spinti al sucidio. E sia la polizia russa sia quella spagnola, non escludono alcuna ipotesi, vendetta, ma di chi? Sempre di Putin, capace di tutto per coloro che non amano l’ultimo zar? Un regolamento di conti della mafia russa? Erano disperati per la crisi provocata dalle sanzioni? Troppe ipotesi. È probabile che le indagini verranno chiuse senza una risposta soddisfacente. Cominciamo dalla fine. Martedì alle 16, il figlio del magnate Sergey Protosenya, telefona alla polizia di Lloret de Mar. Il giovane, 22 anni, da 24 ore chiama il padre senza aver risposta, Gli agenti si recano alla villa del russo, in Aiguablava 24. Trovano il magnate, 55 anni, impiccato in giardino. Nella casa, chiusa dall´interno, scoprono i corpi della moglie Nazalya 53 anni, e della figlia Maria, di 18. Sono state uccise nel sonno a colpi d´ascia e a pugnalate. Un classico omicidio-suicidio? Anche no. La porta è chiusa dall´interno. Sul corpo del marito e padre non ci sono tracce di sangue. E, ancora meno spiegabile, sull’ascia e sul coltello non ci sono impronte digitali. Perché un uomo disperato si preoccupa di indossare guanti prima di uccidere moglie e figlia? Per confondere gli inquirenti, e creare il dubbio che si tratti di un massacro compiuto da sconosciuti? Protosenya lascia un patrimonio di 400 milioni ...
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