di Nicola Palma
MILANO
La sua fuga aveva generato un caso diplomatico tra Italia e Stati Uniti. Artem Aleksandrovic Uss, il figlio di un oligarca molto vicino a Putin inseguito da un mandato di cattura emesso dal procuratore di Brooklyn per contrabbando di tecnologie militari e petrolio sull’asse Venezuela-Russia-Cina e arrestato a Malpensa il 17 ottobre 2022, è evaso dai domiciliari il 22 marzo 2023, sparendo dall’abitazione a due passi da Milano dove era recluso ai domiciliari e rispuntando due settimane dopo con una breve dichiarazione all’agenzia di stampa moscovita "Ria Novosti".
A otto mesi da quell’evasione, gli investigatori hanno chiuso il cerchio: il gip Anna Magelli ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di cinque presunti complici di Uss, assoldati per aiutarlo a espatriare via terra dal confine con la Slovenia; la misura riguarda anche lo stesso Uss, che però si trova in patria e sulla cui testa proprio ieri il Dipartimento di Stato americano ha messo una taglia di 7 milioni di dollari, da versare a chi fornirà informazioni utili per arrivare alla sua cattura. Il presunto organizzatore della "esfiltrazione" dell’imprenditore, il cinquantaduenne bosniaco Vladimir Jovancic alias "il Vecchio", è stato catturato in Croazia, mentre il figlio Boris, nato nella veronese Negrar di Valpolicella il 7 dicembre di 27 anni fa, è stato arrestato dai carabinieri a Desenzano del Garda. Gli altri tre – il trentanovenne sloveno Matej Janezic e i serbi di 46 e 51 anni Nebojsa Ilici e Srdan Lolic – sono stati localizzati da Eurojust, Interpol e autorità statunitensi tra Slovenia e Croazia. I militari del Nucleo investigativo di via Moscova, coordinati dal pm Giovanni Tarzia e guidati dal colonnello Antonio Coppola e dal tenente colonnello Fabio Rufino, sono riusciti a ricostruire sia le fasi che hanno preceduto il blitz sia quelle che hanno portato Uss all’estero, attraverso un’indagine certosina su filmati delle telecamere e tabulati telefonici.
Dagli atti emerge che l’evasione è stata preceduta da almeno cinque sopralluoghi in città. Dopo il secondo, andato in scena il 17 febbraio, verranno registrate anomalie sul dispositivo elettronico applicato sulla caviglia di Uss per monitorarne i movimenti: ben 20 allarmi in due giorni (sui 38 complessivi), tutti generati da una momentanea assenza di rete. A coordinare le operazioni c’è sempre Jovancic senior, affiancato a turno da altri. Tra loro c’è sicuramente Lolic, che tra il 16 febbraio e il primo marzo viene registrato in due alberghi cinque stelle del Quadrilatero della Moda e di corso Italia. La sera prima dell’azione, arrivano in Italia una Fiat Bravo, due Volvo e un’Audi A8, quest’ultima data in leasing all’hotel di Belgrado dove il serbo ricopre l’incarico di direttore commerciale. Ed eccoci al 22 marzo: il gruppo, accerteranno a posteriori i carabinieri, si dà appuntamento in un ristorante di Lacchiarella per mettere a punto gli ultimi dettagli. Alle 13.42, "il Vecchio" si presenta a Borgo Vione, complesso residenziale extralusso immerso nel verde di Basiglio, a bordo della Bravo guidata dal figlio. Un minuto dopo, esce con Uss, che sale con lui sulla Fiat e sparisce nel nulla. Cosa succede dopo? La Bravo guidata da Jovancic junior si dirige verso il lago di Garda: Uss non si trova più su quella macchina. Le due Volvo e l’A8 puntano verso l’autostrada A34, per passare il confine a San Pietro, frazione di Gorizia: il russo è su una delle auto, con le altre due a fare da staffetta.