
Il grande cantiere di via Autostrada per la costruzione di un super Coop
Bergamo, 19 gennaio 2015 - Archiviata dal gip Bianca Maria Bianchi l’inchiesta sul «muro» di via Autostrada e sulle tangenti che si ipotizzavano fossero circolate per la sua realizzazione. Gli indagati erano tre, con l’accusa di corruzione: Bruno Scarpellini, 64 anni, consigliere delegato della Bruman’s, società che ha finanziato il progetto, l’architetto Giorgio Cavagnis, che nel periodo dell’indagine (giugno 2009) era dirigente all’Urbanistica del comune di Bergamo, e l’architetto Alberto Bertasa, firmatario del progetto in questione e titolare dello studio che si era occupato delle incombenze burocratiche legate alla pratica.
Il progetto finito sotto osservazione della magistratura riguarda il complesso destinato a ospitare il supermercato Coop, hotel e uffici, già finito nell’occhio del ciclone per questioni estetiche. Da qui, la definizione di «muro» di via Autostrada. Un complesso giudicato troppo imponente, tant’è che toglieva la visuale di Città Alta agli automobilisti che entravano a Bergamo dall’autostrada, la maggior parte turisti, oltre ai soliti pendolari. Il progetto poi era stato ridimensionato quanto a volumetrie.
Ma restava ancora il profilo penale che pendeva sulla vicenda. Il fascicolo però nei giorni scorsi è stato archiviato dal giudice delle indagini preliminari su proposta del pm Franco Bettini. L’inchiesta era nata da alcuni frasi intercettate durante le investigazioni riguardanti una rapina in villa subita da Scarpellini. E in quella occasione spuntò anche una lettera anonima in cui si parlava di 300mila euro versati per accelerare la pratica del progetto.
Al centro, la convenzione firmata dalla Bruman’s e Cavagnis per conto del comune di Bergamo, il 5 giugno 2009, due giorni prima delle elezioni che avrebbero sancito il passaggio dall’amministrazione guidata dall’avvocato Roberto Bruni a quella di Franco Tentorio. Parte politica, quest’ultima, avversa al progetto.
Le difese hanno sempre sostenuto che la firma della convenzione era solo una formalità, frutto di un lungo iter. Già una prima volta il pm Bettini aveva chiesto l’archiviazione, ma il gip Banchi lo aveva invitato ad approfondire le indagini. Non convincevano il giudice alcune telefonate, come quella intercorsa fra Scarpellini e la compagna, intercettata durante l’attività investigativa.
Oltre a queste telefonate che erano state ritenute oggetto di approfondimento, il gip accennava anche a due imprevisti che avrebbero forse potuto generare nella società Briman’s la volontà di chiudere l’affare prima possibile: la richiesta del comune di Bergamo di ulteriori aree per opere di urbanizzazione e le richieste economiche dei proprietari che avevano alzato la posta, sapendo che Scarpellini interessato ai loro terreni. Ora, invece, è arrivata l’archiviazione e nelle prossime settimane si conosceranno le motivazioni.