di Giovanni Rossi
Da prezioso salvavita a indagato speciale. Il vaccino AstraZeneca, sospeso con modalità differenziate in nove paesi europei (Italia, Austria, Estonia, Lituania, Lussemburgo, Lettonia, Danimarca, Islanda, Norvegia), sale sull’ottovolante della campagna vaccinale mentre una preoccupazione comprensibile quanto insidiosa serpeggia sui media e colpisce l’opinione pubblica. Domenica la scelta dell’Austria di sospendere il lotto ABV5300, imitata da Estonia, Lituania, Lussemburgo e Lettonia. Ieri la decisione dell’Italia di ritirare un altro lotto (ABV2856), dopo almeno "tre eventi avversi fatali" – riconosce l’Agenzia italiana del farmaco – legati, secondo i primi accertamenti, a trombosi e coaguli del sangue. Ovvero il motivo determinante della decisione di Danimarca, Norvegia e Islanda di stoppare – sino a nuovo ordine – l’intera somministrazione AstraZeneca dopo il decesso per tromboembolia di una cittadina danese.
In Italia l’ultima morte sospetta è quella di Stefano Paternò, 43enne sottufficiale di Marina in servizio ad Augusta, deceduto per arresto cardiaco il giorno dopo essersi sottoposto alla prima dose di vaccino. Il militare, che lascia moglie e due figli, era in ottima salute e senza patologie pregresse. Ora si attende l’esito dell’autopsia disposta dalla procura di Siracusa. Nel caso apparentemente analogo del vicecomandante della sezione di polizia giudiziaria dei carabinieri di Trapani, Giuseppe Maniscalco, 54 anni, deceduto dopo aver assunto il vaccino AstraZeneca dal lotto ora ritirato, l’esame autoptico disposto dalla procura di Trapani non avrebbe evidenziato alcun nesso vaccinale, ma la procura ha ordinato ulteriori esami istologici. La procura di Catania ha invece aperto un fascicolo, al momento senza indagati, sul caso di Davide Villa, 50 anni, agente della Squadra mobile, deceduto 12 giorni fa dopo l’inoculazione del vaccino proveniente dal lotto oggi vietato. E nel Napoletano – quarto caso dubbio – sarà sottoposta ad autopsia la salma del 58enne bidello Vincenzo Russo, morto dopo la prima somministrazione del siero e il successivo ricovero in una clinica di Acerra.
Il sequestro del lotto ABV2856 ordinato dall’Aifa è un provvedimento cautelativo di alta garanzia e considerevole impatto, perché la porzione italiana di questa consegna ammonta a 249.600 dosi. Questo significa che decine di migliaia di vaccinandi dovranno rinviare la prima inoculazione. Con tutta la sua forza scende poi in campo l’Ema (Agenzia europea del farmaco) ribadendo che "non ci sono allo stato indicazioni che la vaccinazione abbia causato condizioni (ndr, le trombosi) non elencate come effetti collaterali" dal produttore. La posizione dell’Ema è che "i benefici continuano a superare i rischi e il siero può essere somministrato, perché nello spazio europeo risultano solo "30 casi di eventi tromboembolici su quasi 5 milioni di persone immunizzate con AstraZeneca". L’Ema è ovviamente pronta a lanciare una review accelerata sui casi sospetti segnalati dall’avvio della campagna vaccinale. Una campagna complicata soprattutto per il siero anglosvedese inizialmente sconsigliato agli over 55, poi riabilitato e ora finito in questo nuovo turbine. Con il non infondato timore che possano scatenarsi fenomeni di rifiuto.
Il caso finisce inevitabilmente tra le urgenze di governo. Il premier Mario Draghi ha un colloquio con la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen. E dalla conversazione, secondo fonti di Palazzo Chigi, emerge che allo stato non sia riscontrabile "alcuna evidenza di nesso" tra i casi di trombosi e le somministrazioni AstraZeneca. Forza Italia chiede spiegazioni: "È bene che il governo chiarisca e rassicuri gli italiani". Ma Draghi non sembra temere rallentamenti vaccinali, visto che nel secondo trimestre del 2021 l’Italia sarà inondata da almeno 40 milioni di dosi di quattro diversi produttori.