Lunedì 29 Aprile 2024

Milano da bere? Sì, ma al buio La metropoli ostaggio dei blackout

In due settimane la capitale economica d’Italia è rimasta 160 volte senza corrente. La rabbia di cittadini e imprese

Migration

di Arnaldo Liguori

Milano città. Motore rombante dell’economia italiana, capitale degli affari e patria dell’efficienza, centro della moda e terra del lusso. Eppure, manca la corrente elettrica. Nelle ultime due settimane, ci sono stati più di 160 blackout che hanno riguardato varie zone del capoluogo lombardo, da Ripamonti a Niguarda, fino al centralissimo quartiere di Porta Romana. Le interruzioni, causate da guasti nelle linee di distribuzione, sono durate fino a 11 ore consecutive.

"Al momento la situazione è migliorata", chiarisce Francesco Gerli, amministratore delegato di Unareti, l’azienda che gestisce la distribuzione elettrica cittadina. "L’emergenza – spiega – è iniziata il 14 giugno ed è stata caratterizzata da un numero eccezionale di guasti in pochi giorni, dovuti a un aumento improvviso dei consumi di energia di oltre il 25 per cento. Ora, abbiamo quintuplicato le squadre d’intervento".

A distanza di giorni, facendo due passi per le vie lastricate di Porta Romana, uno dei sei sestieri storici che dividevano la vecchia città, tanti negozianti e cittadini sono ancora furibondi. "Siamo stati costretti a chiudere per due giorni e abbiamo dovuto buttare molta merce. Non abbiamo ricevuto né risarcimenti né scuse", racconta Marco Battaglia, uno dei titolari della premiata pasticceria Marlà. Registratori di cassa, frigoriferi, tramvie, persino le luci delle vetrine alla moda di corso Buenos Aires. Tutto spento. "Questi problemi vanno avanti da anni – lamentano i residenti della zona – tra chi non può uscire dal garage e chi rimane bloccato in ascensore, costretto a chiamare i pompieri".

Insomma, capitale d’efficienza, ma non troppo. Secondo l’Agenzia di regolazione per energia reti e ambiente, negli ultimi anni la situazione è peggiorata. Nel 2019, ogni milanese ha subito due blackout all’anno, per un totale di 38 minuti ad utente. La durata delle interruzioni è aumentata del 40 per cento in cinque anni. Uno dei dati peggiori di tutto il Nord Italia.

Le cause del problema? Sono due, spiega Alberto Berizzi, docente di Sistemi elettrici dell’energia al Politecnico di Milano: "Le linee si guastano per l’aumento delle temperature, che degrada il materiale dei cavi, e per l’impennata dei consumi dovuta principalmente all’attivazione dei condizionatori". Dunque, la “colpa” è di quei milanesi che hanno scelto di restare a lavorare in uffici freschi invece che andare in Liguria, a combattere il caldo con un tuffo in mare.

D’altronde, l’inizio dell’estate è sempre un incubo, per i blackout. Quello che chiedono i cittadini è, per lo meno, avere un’idea di quanto può durare un guasto. Minuti, ore, giorni? "Durante l’interruzione abbiamo chiamato diverse volte l’azienda elettrica – spiega il pasticciere di Porta Romana – ma non ci ha mai fornito dei tempi, che per noi sarebbero stati fondamentali per programmare il lavoro di quel giorno e di quello successivo". Il problema, secondo Berizzi, del Politecnico, è che "aggiustare una linea interrata è un lavoro lungo: bisogna trovare il punto esatto del problema, scavare e, a volte, sostituire l’intero tratto". E questo, in una città dove ci sono circa settemila chilometri di cavi.

Ma perché, visto che i blackout aumentano da anni, non si è corsi ai ripari per tempo? Il presidente di Unareti ha dichiarato che "l’azienda ha triplicato gli investimenti negli ultimi sette anni, passando dai 37 milioni di euro del 2014 agli oltre 100 del 2020, ma per vedere risultati strutturali ci vogliono anni. Gradualmente ci sarà un miglioramento e nel frattempo aumenteremo l’automazione e la flessibilità della linea".

Per ora, quindi, all’aumentare delle temperature la città potrebbe pagare la sua sete di ripartenza con crescenti disservizi. Un biglietto da visita che stona con quell’immagine di dinamismo di cui, da sempre, si fregia. La Milano da bere, si diceva una volta. Certo, basta trovare il bicchiere al buio.