"Servono hotspot in Nord Africa". Migranti, il piano dell’Unione

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Migranti (Ansa)

Migranti (Ansa)

Roma, 23 giugno 2018 - Allontanare dall’Europa i luoghi di primo approdo e di gestione delle domande di asilo dei migranti. È questo il sogno dei governanti di buona parte del vecchio Continente. Il Consiglio Europeo ha messo nero su bianco un piano elaborato dal presidente della Commissione Jean Claude Juncker che, assieme al potenziamento della Guardia Costiera Europea (da portare a 10 mila uomini) e alla creazione di un vero European Asylum Support Office, fortemente vuole degli hotspot per i migranti – le "piattaforme regionali per lo sbarco" citate al punto 1.4 della bozza di risoluzione – fuori dall’Ue. Il problema è dove.  Della cosa se ne parla dall’inizio degli anni 2000, ma è sempre rimasta un miraggio. Al momento i piani sono due: uno franco-tedesco-spagnolo-italiano supportato dalla Commissione e uno austriaco-danese supportato dai paesi del Gruppo di Visegrad e dalla Slovenia e la Bulgaria.

Il primo, fatto proprio da Juncker e del quale si parlerà domani al prevertice e poi al vertice europeo, prevede la creazione di centri in cooperazione con Unhcr e Oim nei quali i migranti sarebbero assistiti e nei quali potrebbero presentare e attendere l’esito delle richieste di asilo. I centri dovrebbero sorgere in Tunisia, Egitto, Niger e Ciad. Questi due ultimi paesi, contattati lo scorso anno nell’ambito dell’iniziativa presa da Macron assieme a Germania, Italia e Spagna, sarebbero teoricamente disponibili, in cambio di aiuti sostanziosi. Non vi sarebbe invece allo stato nessuna disponibilità di Tunisia (come confermato recentemente dal ministro degli Esteri di quel Paese) ed Egitto, nonostante le richieste e le pressioni fatte da Angela Merkel nelle sue visite dell’1 e 2 marzo. Solo innalzando nettamente le promesse di aiuti (500 milioni a testa proposti a Tunisia ed Egitto) si potrebbero trovare dei “si“. 

Discorso a parte per la Libia, che, come ha riconfermato ieri al premier Giuseppe Conte il capo del governo di unità nazionale Fajez Al Serraj, sarebbe disponibile, anche qui dietro lauto compenso, ad accogliere centri sotto bandiera Onu (Unhcr/Oim) ed europea, ma tra i partner Ue non c’è unanimità, in quanto la Libia viene considerata non in rado di garantire la sicurezza dei migranti. L’Italia e la Francia spingono in tal senso, ma la Germania ha dei dubbi.

Se il piano dovesse fallire entrerebbe in gioco, con la presidenza austriaca che inizia il primo luglio, il piano austro-danese che prevede campi di sbarco e gestione delle domande d’asilo in Albania, Serbia/Kosovo, Montenegro e Macedonia, giocando sulla voglia di questi paesi di entrare nell’Ue e forte della disponibilità a compensarli per il disturbo. Al momento è solo un progetto, che piace poco alla Commissione, e che dovrà trovare l’ok dei paesi interessati. E qui viene il difficile.