Venerdì 26 Aprile 2024

Messina Denaro, condannata la vivandiera-amante del boss. Le lettere d’amore di ‘Diletta’: “Sei il bello della mia vita”

Un patto di fedeltà assoluta tra la donna (all’anagrafe Lorena Lanceri), condannata a 13 anni e 4 mesi, il marito Emanuele Bonafede (6 anni e 8 mesi) e il capomafia che ricambiava anche con i Rolex

Palermo, 12 gennaio 2024 - Condannati a Palermo i ‘vivandieri’ di Matteo Messina Denaro. Tredici anni e 4 mesi per Lorena Lanceri, la donna che è accusata di avere gestito la latitanza del boss a Campobello di Mazara.

Il provvedimento del giudice per le indagini preliminari Stefania Brambille, col rito abbreviato, riguarda anche Emanuele Bonafede, marito della Lanceri, condannato a 6 anni e 8 mesi.

La donna era stata inizialmente arrestata con l’accusa di favoreggiamento aggravato e procurata inosservanza della pena. Nel corso del procedimento l’accusa - rappresentata dall’aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Gianluca De Leo e Pierangelo Padova - aveva richiesto un aggravamento contestando l’associazione mafiosa ma il gup ha disposto la condanna per Lanceri riconoscendo l’aggravante di concorso esterno.

“Il bello della mia vita è stato incontrarti”

La donna era sentimentalmente legata al boss, morto di recente per un tumore. Il 12 aprile 2019, si firmava Diletta e scriveva al boss: “Il bello nella mia vita è stato quello di incontrarti, come se il destino decidesse di farsi perdonare, facendomi un regalo in gran stile. Quel regalo sei tu’’. E ancora: “Penso che qualsiasi donna nell’averti accanto si senta speciale ma soprattutto tu riesci a far diventare il nulla gli altri uomini’’.

La donna lo accudiva a casa sua, con la complicità anche del marito. “Con te mi sento protetta, mi fai stare bene - proseguiva Diletta, ovvero Lorena Lanceri - mi fai sorridere con le tue battute e adoro la tua ironia e la tua immensa conoscenza e intelligenza’’. E ancora: “Certo hai anche tanti difetti, la tua ostinata precisione e sei un gran rosica… ma chi ti ama, ama anche il tuo essere così’’. “Penso che qualcuno lassù ha voluto che noi due c’incontrassimo per tutto quello di brutto che avevo passato io a causa di esseri ignobili. Averti conosciuto è un privilegio e mi dispiace per chi non ha potuto. Lo sai, ti voglio bene e come dico sempre un bene che viene da dentro. Spero che la vita ti regali un po’ di serenità e io farò di tutto per aiutarti. Sei un grande! Anche se non fossi stato M.D.’’, scriveva ancora Lanceri.

L’inchiesta sulla coppia di vivandieri

L’inchiesta che ha portato a scoprire il ruolo della Lanceri e del marito, cugino del geometra che ha prestato l’identità al boss, è stata coordinata dal procuratore Maurizio de Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido. L’accusa in aula è stata sostenuta dai pm Gianluca de Leo e Piero Padova. Emanuele Bonafede e Lorena Lanceri per mesi hanno ospitato Matteo Messina Denaro, durante la latitanza, a pranzo e cena nella loro casa di Campobello di Mazara. “Così consentendogli - dicono gli inquirenti - non solo di trascorrere molte ore in piena tranquillità e in loro compagnia in un contesto domestico-familiare ma, anche e soprattutto, di incontrarsi con numerose persone e infine, ma non per importanza, di entrare ed uscire dalla loro abitazione effettuando accurati controlli per ridurre il rischio di essere avvistato dalle forze dell’ordine”.

Il cibo e il controllo della zona

Oltre a preparare il cibo al capomafia ricercato, infatti, la coppia effettuava una stretta vigilanza sulla zona: i video delle telecamere di sorveglianza di alcuni negozi hanno ripreso i due mentre, dopo essersi accertati che per strada non ci fossero polizia o carabinieri, davano il via libera al loro ospite per farlo uscire indisturbato dalla abitazione.

Padrino della Cresima e Rolex in regalo

Un rapporto di fedeltà assoluta legava la coppia al boss che ricambiava con regali di valore: al figlio dei Bonafede, nel 2017, il capomafia fece da padrino della Cresima e donò un Rolex da 6.300 euro. La spesa fu poi puntualmente annotata da Messina Denaro in un pizzino. Nel corso delle indagini sono venute fuori inoltre impronte della Lanceri sul diario di Matteo Messina Denaro e su diversi cd e dvd custoditi dal boss nel covo di Campobello di Mazara e una serie di acquisti di oggetti a lui destinati (felpe, scarpe, libri poster) fatti su Amazon dall’account della Lanceri.