Martedì 23 Aprile 2024

Meloni costretta a trattare "Conta il merito, non la casacca È stato un lavoro di squadra"

Meloni avrebbe preferito evitare Scaroni all’Enel, considerato troppo vicino alla Russia

Meloni costretta a trattare  "Conta il merito, non la casacca  È stato un lavoro di squadra"

Meloni costretta a trattare "Conta il merito, non la casacca È stato un lavoro di squadra"

di Antonella Coppari

Capacità e merito, non affinità politiche. Queste le parole d’ordine con cui Giorgia Meloni impacchetta la mediazione che chiude la lunga partita delle nomine per le 5 big delle partecipate. I nuovi vertici, spiega quando tutto è compiuto la presidente del consiglio, "sono frutto di un attento percorso di valutazione delle competenze e non delle appartenenze. È un ottimo risultato del lavoro di squadra del governo".

Una partita in cui forse per la prima volta da quando è al governo la premier si è mossa con accortezza diplomatica, sacrificando qualcosa per portare a casa molto. Il molto è prima di tutto l’Eni con la riconferma di Claudio Descalzi come amministratore delegato, la casella più importante presa di mira dalla Lega, ma forse proprio per trattare su altre postazioni. Sì, perché Giorgia che era partita con un atteggiamento ’draghiano’ – decisa cioè a imporre le sue idee – impossibile da riproporre in un governo di coalizione, ha cambiato marcia in tempo, anche a costo di ingoiare il solo boccone veramente amaro: la nomina di Paolo Scaroni all’Enel, imposta da Forza Italia. Avrebbe preferito evitarla in nome dell’asse di ferro con Washington che costituisce il perno della sua politica estera. Va da sé che un dirigente a"sospetto" di simpatie per la Russia non sia il massimo per l’amico americano. Ma per ’comprare’ la pace con Salvini e Berlusconi ha accettato il ticket Scaroni-Flavio Cattaneo (sponsorizzato dal Matteo milanese) sacrificando il suo candidato: Stefano Antonio Donnarumma. Tutto – il ragionamento di Giorgia – pur di riuscire ad imporre una donna, prima volta nella nostra storia, a capo di una delle maggiori partecipate. Bisogna però attendere qualche ora per vedere se – ciò che molti danno per certo a Chigi – si realizza e Giuseppina Di Foggia sarà realmente indicata come ad di Terna. Cdp renderà note le liste per gli organi apicali solo oggi. Il presidente? A via Bellerio sono certi: è un leghista doc, Igor De Biasio. Sempre che Donnarumma non metta i bastoni tra le ruote, e accetti di diventare ad di Cdp Venture Capital.

Nell’attesa, la premier incassa la nomina di Roberto Cingolani ai vertici di Leonardo. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto avrebbe preferito Lorenzo Mariani, che dovrebbe comunque affiancare l’ex ministro della Transizione ecologica come direttore generale. Ma si ’accontenterà’ del presidente Stefano Pontecorvo, vicino a lui quanto alla premier. Che porta a casa pure la riconferma di Matteo Del Fante alle Poste.

Alla fine Giorgia tira un sospiro di sollievo: "Auguro ai prossimi amministratori buon lavoro – dichiara – Il loro compito è quello di ottener risultati economici solidi e duraturi, nell’interesse della Nazione"- Ai suoi racconta di essere soddisfatta: è riuscita a quadrare il cerchio accontentando non solo gli alleati, ma pure i pezzi da novanta del suo partito (Silvia Rovere, neo presidente di Poste è in quota GiovanBattista Fazzolari), tenendo in equilibrio ragioni della politica ed esigenze tecniche mai così pressanti come in questo momento con in campo il Pnrr da un lato e la crisi energetica dall’altro. Se con Forza Italia e Lega il confronto è stato continuo, con le opposizioni non c’è stato uno straccio di dialogo. È significativo però che Renzi rivendichi una qualche continuità con il suo governo nel giorno in cui nel dibattito sul Pnrr la maggioranza e il terzo Polo si sono scambiati segnali di fumo.