RAFFAELE
Cronaca

Meglio un Fisco che ha fiducia dei contribuenti

Questo articolo esamina come un fisco equo possa essere raggiunto attraverso un approccio di fiducia tra Stato, imprese, lavoratori autonomi e cittadini. Si discute come il concordato biennale e la riduzione delle sanzioni possano aiutare a contrastare l'evasione fiscale.

Marmo

Un fisco equo non è solo un fisco che ha accettabili livelli di tassazione, ma anche un fisco che stabilisce un rapporto non vessatorio, non prevaricatorio e non persecutorio con i contribuenti. Dunque, un fisco che punta a un approccio di fiducia con chi paga le tasse, salvo la prova contraria. È su questa impostazione che si fonda il decreto di attuazione di un altro pezzo rilevante della riforma tributaria che riguarda, nello specifico, proprio il nodo centrale dei controlli, delle sanzioni e degli strumenti conciliativi idonei a rendere finalmente paritaria la relazione tra Stato, imprese, lavoratori autonomi e, più in generale, cittadini. È vero: le sole regole non possono cambiare una mentalità e una cultura che viene da lontano e, anzi, da molto lontano, e che vede lo Stato, non solo in questo ambito, in una posizione sovraordinata. Ma le regole sono il primo passo indispensabile per cominciare a modificare prassi, comportamenti e abitudini che hanno reso il rapporto con l’Amministrazione finanziaria spesso un calvario per migliaia di imprese e contribuenti.

In questo quadro, il cosiddetto concordato biennale può svolgere un ruolo di strumento chiave per favorire un cambio rivoluzionario di approccio: l’idea di un patto fiscale tra impresa, lavoratore autonomo e Erario, fondato, da un lato, sul pagamento delle imposte al livello definito e, dall’altro, sulla drastica eliminazione di adempimenti e verifiche analitiche, può condurre a risultati notevoli, quantitativi e qualitativi, nella lotta all’evasione. Così come può agevolare lo stesso obiettivo di recupero di risorse anche il ridimensionamento secondo standard europei delle sanzioni spropositate applicate fino a oggi. Perché, in fondo, i meccanismi che spingono e favoriscono adempimenti spontanei e comportamenti virtuosi restano sempre la via più efficace per contrastare l’evasione fiscale, come, del resto, ha sempre sostenuto e sollecitato l’attuale direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini.