Martedì 15 Luglio 2025
RAFFAELE
Economia

Meglio un Fisco che ha fiducia dei contribuenti

Questo articolo esamina come un fisco equo possa essere raggiunto attraverso un approccio di fiducia tra Stato, imprese, lavoratori autonomi e cittadini. Si discute come il concordato biennale e la riduzione delle sanzioni possano aiutare a contrastare l'evasione fiscale.

Marmo

Un fisco equo non è solo un fisco che ha accettabili livelli di tassazione, ma anche un fisco che stabilisce un rapporto non vessatorio, non prevaricatorio e non persecutorio con i contribuenti. Dunque, un fisco che punta a un approccio di fiducia con chi paga le tasse, salvo la prova contraria. È su questa impostazione che si fonda il decreto di attuazione di un altro pezzo rilevante della riforma tributaria che riguarda, nello specifico, proprio il nodo centrale dei controlli, delle sanzioni e degli strumenti conciliativi idonei a rendere finalmente paritaria la relazione tra Stato, imprese, lavoratori autonomi e, più in generale, cittadini. È vero: le sole regole non possono cambiare una mentalità e una cultura che viene da lontano e, anzi, da molto lontano, e che vede lo Stato, non solo in questo ambito, in una posizione sovraordinata. Ma le regole sono il primo passo indispensabile per cominciare a modificare prassi, comportamenti e abitudini che hanno reso il rapporto con l’Amministrazione finanziaria spesso un calvario per migliaia di imprese e contribuenti.

In questo quadro, il cosiddetto concordato biennale può svolgere un ruolo di strumento chiave per favorire un cambio rivoluzionario di approccio: l’idea di un patto fiscale tra impresa, lavoratore autonomo e Erario, fondato, da un lato, sul pagamento delle imposte al livello definito e, dall’altro, sulla drastica eliminazione di adempimenti e verifiche analitiche, può condurre a risultati notevoli, quantitativi e qualitativi, nella lotta all’evasione. Così come può agevolare lo stesso obiettivo di recupero di risorse anche il ridimensionamento secondo standard europei delle sanzioni spropositate applicate fino a oggi. Perché, in fondo, i meccanismi che spingono e favoriscono adempimenti spontanei e comportamenti virtuosi restano sempre la via più efficace per contrastare l’evasione fiscale, come, del resto, ha sempre sostenuto e sollecitato l’attuale direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini.