Mercoledì 8 Maggio 2024

M5s o Azione? Letta non sceglie "Ho pazienza, l’alleanza si farà"

Il segretario dem riequilibra le parole del suo numero 2 Provenzano. "Un polo di centro non esiste"

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di Ettore Maria Colombo

Enrico Letta è sicuro: "Io sono uno paziente, è un mio pregio. Con pazienza il lavoro di mettere insieme un’alleanza ampia che vada da Azione e Iv ai 5Stelle si farà" spiega in serata a Di Martedì, ospite di Giovanni Floris, su la 7. "La mia responsabilità non è avere un punto percentuale in più al Pd, ma costruire un’alleanza che regga, che sia convincente e non di gente litigiosa" avverte, anche perché "l’obiettivo è impedire che vincano Salvini e Meloni". Poi blandisce Calenda, "eletto nelle fila del Pd e mio interlocutore privilegiato", si propone da paciere tra lui e Conte ("chiederò a entrambi di spiegarmi perché l’altro è il nemico assoluto. Io non la vedo così"). Letta si mette d’impegno per unire gli opposti anche perché "il centro non esiste, non esiste un polo del 10%. O ci siamo noi o c’è la destra".

Letta, in questo modo, corregge in parte la linea, con il suo tipico atteggiamento inclusivo e pacato, del vicesegretario dem Peppe Provenzano, leader dell’ala sinistra del Pd, che era stato tranchant. Provenzano, infatti, punta tutte le sue carte solo sul M5s e sull’alleanza con loro. Individua il “nemico“ nella destra di Meloni, bollata come "xenofoba, reazionaria, inadatta a governare, modello Vox". E soprattutto giudica "fantomatico il terzo polo", a suo dire dalle percentuali bassine, che "non toglie un voto alla destra perché la destra moderata non esiste". Calenda gli aveva risposto a brutto muso, liquidando, già che c’era, pure Renzi perché "vuole l’accordo col Pd". Letta prova a rimettere insieme i cocci, far scendere la temperatura ed è inclusivo verso i centristi.

Insomma, da un lato il Pd propone una linea – con l’avallo di Letta – barricadera, il “nuovo Cln“ contro la “nuova destra“, al grido "uniti si vince, no ai veti", dall’altro non è pronto ad accettare l’idea che, ormai, Calenda se andrà per conto suo. Anche per questo, ai movimenti per cambiare la legge elettorale in senso proporzionale non crede più nessuno, nel Pd. Come spiega un dem che mastica la materia, "Meloni ha posto un veto grande come una casa e pure a noi non conviene. Solo con il Rosatellum possiamo sperare di uccidere il Terzo polo nella culla, visto che ci sono i collegi maggioritari. Con il proporzionale ci toglierebbe voti preziosi, attirando consensi".

Ma se non solo Calenda, anche Renzi, che invita Letta a "dialogare con noi", non sono dati per persi, che fare? Nei collegi uninominali si potrebbero candidare dei centristi di Azione o Iv, il M5s si limiterebbe alla desistenza o a mettere candidati di bandiera, e le apparenze sarebbero salve. Si vedrà. Per ora, il Pd propone “cinque stelle“ programmatiche (Europa, scuola, sanità, ambiente, diritti) a tutti gli alleati per dar vita al "campo largo". L’immagine astrologica è di Francesco Boccia e si rivolge a tutti, ma il taglio programmatico è fatto per parlare più a sinistra (5s e non solo) che al centro. Nel Pd sono convinti che il M5s "va sempre male alle amministrative, ma ha sondaggi nazionali buoni e saprà risollevarsi, il voto politico Conte lo ha".