Mercoledì 8 Maggio 2024

L’Ue tratta per i corridoi umanitari Ma torna lo scontro sui migranti

Migration

L’Afghanistan finito in mano ai talebani sta assumendo ora dopo ora dimensioni sempre più grandi, e l’Unione europea ha riunito in fretta i suoi ministri degli Esteri per cominciare ad affrontare quella che teme diventi la nuova emergenza migranti. "Bisogna fare ogni sforzo per evitare una crisi umanitaria, anche parlare con i talebani", avverte il capo della diplomazia Ue Josep Borrell. Anche i leader Ue intensificano le consultazioni visto il rapido deterioramento della situazione: in una telefonata, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il premier Mario Draghi confermano che la priorità per tutti è evacuare lo staff europeo e quello locale, ma anche assicurare protezione umanitaria ai più vulnerabili, a partire dalle donne. "L’Europa sarà all’altezza", assicura il presidente del Consiglio. "Siamo tutti consapevoli che la cooperazione è assolutamente necessaria per affrontare due obiettivi: l’accoglienza e la sicurezza".

È presto però per parlare di corridoi umanitari. La Commissione Ue ci prova ad evocare la creazione di "una strada legale e sicura" per gli afghani, ma ricorda che il tema è tutto politico, quindi tocca agli Stati membri decidere. E, come da sempre sul tema immigrazione, i 27 sono divisi. "Dovremo metterci in contatto con le autorità a Kabul, chiunque ci sia, i talebani hanno vinto la guerra quindi dobbiamo parlarci, per discutere ed evitare un disastro migratorio e una crisi umanitaria", oltre che "evitare che torni il terrorismo", ha spiegato Borrell al termine del Consiglio straordinario dei ministeri degli Esteri che ha dato una prima valutazione della situazione.

L’evacuazione sta procedendo bene in queste ore, l’aeroporto di Kabul ha ripreso a funzionare e i voli degli Stati membri a fare la staffetta per rimpatriare lo staff nazionale. "Grazie – spiega Borrell – agli sforzi del corridoio aereo italiano, della sicurezza militare francese sul campo. Ma i timori adesso sono soprattutto per il personale afghano che ha lavorato con gli europei in questi anni, e che rischia di restare in balia della rappresaglia del regime. "Se vogliamo che i 400 del nostro staff locale raggiungano l’aeroporto dobbiamo parlare con i talebani, altrimenti diventa difficile per loro arrivare in aeroporto", ha concluso Borrell.

red. pol.