Venerdì 14 Giugno 2024

Lotta alla pedofilia, i vescovi scelgono una donna a capo della task-force

La psicologa forense Griffini prende il posto dell’arcivescovo Ghizzoni alla presidenza del Servizio nazionale per la tutela dei minori. E’ la prima donna ad occupare un ruolo dirigenziale in un organismo pastorale della Conferenza episcopale italiana

Un sit-in contro la pedofilia nella Chiesa

Un sit-in contro la pedofilia nella Chiesa

Roma, 23 maggio 2024 – Lotta alla pedofilia, si cambia. La Conferenza episcopale italiana per la prima volta si affida ad un laico, una donna, per promuovere ed accompagnare le azioni di prevenzione e formazione nel contrasto agli abusi nella Chiesa. Al vertice del Servizio nazionale per la tutela dei minori l’assemblea generale dei vescovi ha nominato la 47enne Chiara Griffini, psicologa forense. Prende il posto dell’arcivescovo di Ravenna, Lorenzo Ghizzoni. Un passaggio di consegne né scontato, né indolore dal momento che si è resa necessaria la modifica dello Statuto dello stesso organismo – istituito appena cinque anni fa -, stando al quale solo un vescovo poteva essere presidente della task force nazionale anti-pedofilia. Non sarà più così, nonostante le resistenze di una ristretta cerchia di presuli ancora poco inclini al processo di declericalizzazione. 

Nata a Lodi, Griffini era già nel Consiglio di presidenza del Servizio nazionale. È una professionista che in questi anni ha messo ’le mani in pasta’, coordinando il progetto Safe – capofila la Comunità Giovanni XXIII – grazie al quale, tra il 2019 e il 2021, nonostante il lockdown, sono stati formati 1.200 operatori pastorali (genitori, insegnanti, allenatori, educatori), specializzati in tutela dei bambini e delle persone vulnerabili. La psicologa diviene la prima donna nella storia della Cei ad occupare un ruolo dirigenziale in un ufficio pastorale nazionale.

La sua nomina soddisfa la richiesta, proveniente da vari settori ecclesiali, di responsabilizzare e valorizzare i laici nel contrasto alla pedofilia commessa dal clero. Anche per mettere ancora più a segno il monito pronunciato da monsignor Ghizzoni in occasione della presentazione del primo report Cei sulla pedofilia, due anni fa (“È ora che i I panni sporchi non si lavino più in casa“). La scelta è caduta su “una professionista seria, non è una telecomandata – ha puntualizzato il capo dei vescovi, il cardinale Matteo Zuppi, nel presentare Griffini, quasi a prevenire nuove critiche dopo quelle sulla scarsa indipendenza degli estensori dei report –. Lei continuerà con la determinazione di monsignor Ghizzoni su un problema serio che ha fatto tanto male alle vittime e anche alla Chiesa“.

All’arcivescovo di Ravenna si deve lo sforzo per la costituzione dei Servizi a tutela dei minori nelle 226 diocesi italiane, la spinta per una maggiore trasparenza su un tema assai delicato, senza la quale non si sarebbero mai pubblicati i primi report del nostro episcopato. Tuttavia, durante la sua presidenza non è mancata neanche una battuta d’arresto. “Chi commette da 10 a 50 casi nella sua vita è un abusatore seriale ed è un personaggio pericolosissimo – disse in un convegno sull’impegno della Chiesa contro la pedofilia -, ma chi commette un solo abuso nella vita, un giorno che ha bevuto, un giorno che era sotto stress, un giorno che si è lasciato provocare, possiamo considerarlo un malato psicologico seriale?“ Un intervento controverso per più di una vittima. E che fece discutere anche fra i vescovi, dietro le quinte.