Domenica 5 Maggio 2024

Rosario Livatino beato: la festa del "giudice ragazzino" il 29 ottobre

La reliquia, una camicia intrisa di sangue, rimanda all'agguato mafioso la mattina del 21 settembre 1990. Papa Francesco: "Suo esempio stimoli difesa legalità". Ex collega: "Intuì come colpire beni mafia". Grasso: "Abbiamo bisogno di modelli come lui"

Rosario Livatino e la reliquia del Beato

Rosario Livatino e la reliquia del Beato

Roma, 9 maggio 2021 - Rosario Livatino è beato. D'ora in poi, ogni 29 ottobre sarà celebrata la festa del magistrato che la mattina del 21 settembre 1990, mentre si recava senza scorta con la sua Ford Fiesta da Canicattì al Tribunale di Agrigento, venne ucciso in un agguato mafioso. Ed è proprio la reliquia del nuovo beato, una camicia intrisa di sangue, a ricordare quel drammatico giorno. E' stato il cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, alla presenza di vescovi e sacerdoti provenienti dalle varie diocesi, a dare lettura della disposizione di Papa Francesco: "Accogliendo il desiderio del cardinale Francesco Montenegro, e di molti altri fratelli nell'episcopato e di molti fedeli, concediamo che il venerabile Rosario Livatino, laico e martire che nel servizi della giustizia fu testimone credibile del Vangelo, d'ora in poi possa chiamarsi beato". Lungo applauso in Duomo. Livatino è il primo magistrato proclamanto Beato nella storia della Chiesa.

L'agguato mafioso

Rosario Livatino, il giudice beato, fu ucciso il 21 settembre 1990. Il 3 ottobre avrebbe compiuto 38 anni. A bordo della sua Ford Fiesta di colore rosso, da Canicattì dove abitava, si stava recando al tribunale di Agrigento, quando fu avvicinato, braccato e ucciso senza pietà da un commando mafioso. In base alla sentenza che ha condannato al carcere a vita sicari e mandanti, Livatino è stato ammazzato perchè "perseguiva le cosche mafiose impedendone l'attività criminale, laddove si sarebbe preteso un trattamento lassista, cioè una gestione giudiziaria se non compiacente, almeno, pur inconsapevolmente, debole, che è poi quella non rara che ha consentito la proliferazione, il rafforzamento e l'espansione della mafia".

Papa Francesco: "Suo esempio stimoli difesa legalità"

"Oggi ad Agrigento è stato beatificato Rosario Angelo Livatino, martire della giustizia e della fede nel suo servizio alla collettività come giudice integerrimo che non si è lasciato mai corrompere. Si è sforzato di giudicare non per condannare ma per redimere. Il suo lavoro lo poneva sempre sotto la tutela di Dio, per questo è diventato testimone del Vangelo, fino alla morte eroica. Il suo esempio sia per tutti, specialmente per i magistrati, stimolo a essere leali difensori della legalità e della libertà". Lo ha detto il Papa al Regina Caeli.

Ex collega: "Intuì come colpire beni mafia"

"Quello che mi colpì dell'amico e collega Rosario Livatino sono le sue intuizioni. Da una fattura falsa arrivò a capire che si celava dietro un patto spartitorio fra mafia, politica e imprenditoria". Lo ha detto l'ex presidente del tribunale di Agrigento, Luigi D'Angelo, intervenendo alla cerimonia di beatificazione del giudice assassinato dalla mafia nel 1990. D'Angelo, che ha condiviso un percorso professionale comune con Livatino, che era di alcuni anni più giovane, ricorda "la comune sensibilità e cultura cristiana. La magistratura - ha detto - può essere vista e intesa come una testimonianza di fede operosa".  L'amico di Livatino ricorda che "Rosario Livatino ebbe grandissime intuizioni, da magistrato inquirente, su come aggredire le organizzazioni criminali colpendo i patrimoni ma non solo. Comprese, ancora prima che venissero istituiti i pool, che la mafia ha una struttura militare che occupa tutti i posti di potere e ha articolazioni ovunque. Intuì subito che bisognava indagare a fondo nei posti che contano della burocrazia. Era là che - conclude D'Angelo - la mafia andava a gestire soldi, appalti e posti di lavoro assicurandosi potere sul territorio".

Grasso: "Abbiamo bisogno di modelli come lui"

"La sua figura è importante perché abbiamo bisogno di modelli come lui che testimonino la grande dedizione di tanti magistrati in un momento in cui la magistratura non gode della fiducia dei cittadini. Rappresenta i tanti magistrati che fanno in fondo il loro dovere". Lo ha detto il senatore di Leu ed ex procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, a margine della cerimonia di beatificazione del giudice Rosario Livatino.