Giovedì 7 Novembre 2024
FEDERICO D’ASCOLI
Cronaca

Lite tra vicini finisce nel sangue Assalta la casa con una ruspa Il proprietario spara e lo uccide

L’irruzione nel cortile col mezzo meccanico: quattro auto distrutte e tetto danneggiato . Poi i colpi di fucile. Tra i due in passato c’erano stati altri screzi e proteste per la musica alta

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di Federico D’Ascoli

Il braccio meccanico è ancora appoggiato al muro della casa colonica che ha rischiato di finire giù, come il tetto, colpo dopo colpo. Lo scenario è da film horror tra montagne di calcinacci, quattro auto gravemente danneggiate e l’edificio dichiarato in parte inagibile. E pensare che intorno il panorama sul centro di Arezzo, in una soleggiata mattina di Epifania, è da cartolina.

E invece una notte di follia ha trasformato in tragedia una serie di dissidi tra vicini a San Polo, frazione tra i boschi a due passi dalla città. Alla guida del mezzo meccanico, un sollevatore telescopico utilizzato nei cantieri edili, c’era Gezim Dodoli, 58 anni, operaio albanese che vive da tempo in uno dei tre appartamenti che compongono il piccolo agglomerato, isolato dal resto del paese.

Lo ha ucciso con cinque colpi di carabina da cinghiale Sandro Mugnai, 53 anni che risiede con la famiglia al piano di sopra dell’edificio. Si è affacciato dalla finestra al primo piano e ha reagito facendo fuoco con l’arma regolarmente denunciata: l’albanese ha rischiato seriamente di tirar giù tutto l’edificio con una serie di colpi di benna. Secondo la prima ricostruzione fatta dai carabinieri, che indagano sull’omicidio, l’uomo si è messo al volante del mezzo che teneva in una piccola rimessa nei campi: tanto per cominciare ha danneggiato quattro auto della famiglia Mugnai parcheggiate nello spiazzo davanti a casa. Poi si è concentrato sul cascinale che da almeno una decina d’anni lo ospitava al piano terra: ha fracassato prima la porta d’ingresso in vetro e l’arco in laterizi che la sovrasta, infine ha colpito più volte con la benna la finestra al primo piano e il tetto dello stabile, provocando gravi danni strutturali all’abitazione all’interno della quale si trovavano Sandro Mugnai, poi arrestato con l’accusa di omicidio, e alcuni familiari a tavola per cena. L’arma e i bossoli rinvenuti sulla scena del reato sono stati sequestrati così come tutta l’area dove è avvenuto il fatto.

Il magistrato di turno disposto gli accertamenti medico-legali sulla salma che verranno svolti nei prossimi giorni all’istituto di medicina legale dell’ospedale di Siena. Nell’attesa dell’interrogatorio di garanzia, che si svolgerà tra oggi e lunedì, l’arrestato è stato rinchiuso nel carcere di Arezzo.

L’inchiesta, condotta dal pubblico ministero Laura Taddei, dovrà stabilire se per Mugnai l’accusa sarà di omicidio volontario o se possa ipotizzarsi l’eccesso colposo di legittima difesa che potrebbe portare a un sostanzioso sconto di pena.

"Tra di noi non c’era mai stato nessun dissidio, ci limitavamo al buon giorno e al buona sera: non avevamo rapporti" ha detto uno dei due figli di Mugnai ai cronisti arrivati sul luogo del delitto fin dalla prima mattinata. In realtà nelle settimane scorse i Mugnai avrebbero chiamato le forze dell’ordine intervenute sul posto perché Dodoli ascoltava musica ad alto volume in ore serali.

Piccoli screzi quotidiani che sono finiti nel sangue come successo anche in passato. L’11 dicembre scorso, pronunciando la frase "Ora vi uccido tutti", Claudio Campiti irruppe in una riunione di condominio a Roma e uccise tre donne, ferendo altre persone una delle quali morirà qualche giorno dopo. E un mese prima un peruviano di 41 anni moriva dopo essere stato colpito nel centro storico di Genova da una freccia al torace scoccata con un arco dal vicino di casa.