di Stefano Brogioni In aula, unico degli undici imputati presente, si è messo seduto al primo banco, in mezzo ai suoi avvocati Bagattini e Caiazza, non un metro più avanti, non un metro più indietro, dei suoi due “accusatori“, i pm Luca Turco e Antonino Nastasi. Ma fuori, davanti a telecamere e taccuini, Matteo Renzi ha ripreso a cannoneggiare contro la procura. "Dopo le sentenze della corte di Cassazione, il processo Open si mostra per quello che è: uno scandalo assoluto", l’inizio dell’ennesimo j’accuse contro i magistrati che chiedono che sia processato per finanziamento illecito ai partiti. Per l’accusa, la fondazione Open, "da lui diretta", avrebbe raccolto 3,5 milioni di euro tra il 2014 e il 2018, svolgendo la funzione di "articolazione politico-organizzativa" della corrente renziana del Pd. Era la prima udienza, quella di ieri mattina a Firenze. Ce ne saranno almeno altre tre (la prossima il 10 giugno), prima che il gup, Sara Farini, prenda la sua decisione. Oltre a Renzi, sul banco degli imputati ci sono Maria Elena Boschi, Luca Lotti, l’avvocato Alberto Bianchi e l’amico Marco Carrai. Per Lotti e Bianchi, c’è anche l’accusa di corruzione. Com’era prevedibile, sono le recenti motivazioni della Cassazione, a proposito dei sequestri dei dispositivi di Carrai, l’asso da spendere, non solo in aula, del leader di Italia Viva. "C’è un collegio difensivo di grandissimo livello con avvocati straordinari agevolati dal fatto che la Cassazione è stata la prima a sbriciolare l’impianto accusatorio della procura di Firenze". Poi l’ennesima stilettata alla procura guidata da Giuseppe Creazzo: "Ho visto i pm di Firenze violare la Costituzione, li ho visti violare la legge, mi auguro che non abbiano violato anche la Corte di Cassazione inviando al Copasir il materiale Carrai. Quello sarebbe l’ennesimo sfregio alle istituzioni e al diritto". Il riferimento è a un eventuale invio ...
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