Martedì 30 Aprile 2024

Legge 194, tensione alla Camera. La deputata in aula: "Ho abortito". Consultori, è scontro Italia-Spagna

Bocciato in aula un ordine del giorno pentastellato per lasciar fuori dai centri sanitari i cattolici Pro Vita. Lo sfogo di Sportiello (M5s): io l’ho fatto, vergognatevi. Le critiche di Madrid a Roma, Meloni: niente lezioni.

Mentre la Francia inserisce il diritto all’aborto in Costituzione e il Parlamento europeo dà disco verde alla sua entrata nella Carta dei diritti fondamentali, in Italia l’interruzione volontaria di gravidanza non smette di travalicare l’ambito più intimo della coscienza per animare lo scontro politico sul corpo e la volontà delle donne. Per giunta con un’appendice rovente e inedita sull’asse Roma-Madrid.

Legge 194, tensione alla Camera. La deputata in aula: "Ho abortito". Consultori, è scontro Italia-Spagna
Legge 194, tensione alla Camera. La deputata in aula: "Ho abortito". Consultori, è scontro Italia-Spagna

Dopo il via libera di martedì all’emendamento di Fratelli d’Italia al decreto legge sul Pnrr – approvato alla Camera con voto di fiducia –, diretto a coinvolgere nei consultori famigliari realtà del terzo settore a sostegno della maternità, ieri, sempre a Montecitorio, è stato bocciato l’ordine del giorno dei 5 Stelle che lasciava fuori dagli stessi consultori chi "ideologicamente orientato" vuole scongiurare l’applicazione della Legge 194/78 che legittima l’aborto. In pratica, proprio quei movimenti cattolici anti-abortisti, in primis Pro Vita, che il centrodestra sta cercando di fare accedere a pieno titolo. Realtà protagoniste in questi anni tra l’altro di controversi sit-in fuori dagli ospedali dove è possibile per le donne l’interruzione volontaria di gravidanza. Una decina di anni fa persino l’allora segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, si espresse in termini critici verso ’lo stile’ di tali organizzazioni.

Per le opposizioni la mossa della maggioranza è diretta a minare nella pratica il ricorso alla 194/78. Di contro, il centrodestra – salvo qualche distinguo in Forza Italia, tradottosi in un paio di astensioni sul voto relativo all’ordine del giorno pentastellato – fa quadrato, sostenendo che è proprio la legge a permettere l’accesso nei consultori di realtà a sostegno della maternità. Nello specifico, in ballo c’è l’articolo 2 della misura: la disposizione consente ai consultori di avvalersi della "collaborazione volontaria" di associazioni che "possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita". I fronti restano contrapposti e l’etica e le vicende personali giocano la loro parte nell’orientamento di ciascuno in materia. "Siamo noi donne che scegliamo cosa vogliamo nella nostra vita, se essere madri o se non essere madri, nessuno ce lo concede, voi vi dovreste solo vergognare", è stato l’affondo dai banchi dell’opposizione all’indirizzo della maggioranza della deputata dei 5 Stelle, Gilda Sportiello. Con la voce alzata di tono, la parlamentare non ha esitato a raccontare la sua storia. "Dico una cosa, sono madre, ho scelto di essere madre – sono state le sue parole –. Quattordici anni fa ho scelto di abortire. Lo dico qui, perché non vorrei che qualsiasi donna decisa ad abortire si sentisse attaccata da questo Stato".

La scelta di far accedere nei consultori Pro Vita ha sollevato critiche anche all’estero. In prima fila, Ana Redondo e Irene Montero, attuale ed ex ministra delle Pari opportunità della Spagna. Un’invasione di campo che non è piaciuta né alla premier Giorgia Meloni ("Madrid non dia lezioni all’Italia"), né al ministro per la Famiglia, Eugenia Roccella ("Prima di commentare si leggano i testi delle leggi").