Giovedì 7 Novembre 2024
ALESSANDRO BELARDETTI
Cronaca

Le radici dell’odio "Ragazzi soli e arrabbiati Nelle periferie è il caos"

Lo psichiatra Crepet: mancano centri diurni e comunità di recupero per aiutarli "L’alto abbandono scolastico e la scarsa integrazione degli immigrati sono i nodi da risolvere"

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di Alessandro Belardetti

"I giovani sono più violenti? Sono stati abbandonati dalla società, dalle istituzioni, dalla politica e dalle famiglie. Si ribellano e cercano di affermarsi come individui". Lo psichiatra Paolo Crepet non ha dubbi: l’Italia non è un Paese per adolescenti. "Mancano strutture come comunità di recupero e centri diurni, che costerebbero molto meno delle carceri e avrebbero un impatto formativo ed educativo fondamentale nei giovani".

La presidente del Tribunale dei minori di Milano ha spiegato che i ragazzi commettono più reati violenti. Come mai?

"I genitori sono scomparsi e l’aggressività che i figli esprimono è il frutto della maleducazione ricevuta. I figli di oggi si sentono persi".

Il cappellano del Beccaria racconta che gli adulti di riferimento di questi ragazzi ‘difficili’ sono loro: il prete, la direttrice, il secondino. Come mai le famiglie non rappresentano più l’argine dei giovani?

"Oggi si fanno figli e si abbandonano, le famiglie non sentono la responsabilità. Non basta più dire: è colpa del Covid. Certo, nel recente passato chi ha imposto la Dad ha commesso un errore grave, ma adesso la violenza giovanile è un fenomeno quotidiano. Le nostre periferie sono allo sbando, bisogna affrontare il tema. A Parigi hanno eretto il ministero di Grazia e Giustizia a Saint-Denis, vicino alle banlieue".

Lei ha sempre spinto per creare nuove comunità o centri diurni. Perché in Italia non si crede in questa soluzione, invece di puntare sempre sulla repressione?

"È un flop delle istituzioni, che dietro ha due grandi problemi: l’alto e precoce abbandono scolastico e la scarsa integrazione degli immigrati. Il tema dell’adolescenza alla politica scappa da tutte le reti. Mancano servizi, strutture. I carceri minorili devono essere ripensati: là dentro non si fa nulla, a parte la colazione, il pranzo, la cena e i giochi dove si replica la logica della banda. Un baby detenuto esce e torna a spacciare o a pestare le vittime. Ma sa quanto costa un istituto minorile? Un’enormità, molto di più delle comunità. In ogni regione c’è un solo carcere per ragazzi, bisognerebbe almeno farne due e aumentare le proposte".

Che tipologia di disagio scorge nei ragazzi?

"Molto indifferenza e un calo dei desideri dovuti in gran parte a troppe libertà e alla proliferazione delle droghe. Solo quest’anno sono state sequestrate in Italia 96 tonnellate di stupefacenti: le tipologie di droghe chimiche sono aumentate".

L’evasione di massa da un carcere minorile nel giorno di Natale che significato ha?

"Natale è un momento d’ira per chi non ha i nonni, l’albero e i regali. Se non possiedi il mondo patinato degli spot natalizi, ti arrabbi".

In un’Italia che ’ripudia’ i giovani si rischia una rivolta più ampia contro il sistema?

"La buona notizia è che i giovani sono buonissimi, tranquilli, bamboccioni da una parte. Il problema grave si ha con l’immigrazione: la seconda generazione di immigrati può creare una situazione esplosiva. La prima generazione aveva il posto fisso alla Fiat, ma la seconda e la terza parlano il dialetto modenese. E se cresci in un Paese che non ti riconosce, è un problema".

Come si ristabiliscono l’educazione dei ragazzi e la rieducazione di quelli ’difficili’?

"Riconoscendo i giovani come parte fondamentale della famiglia e della società. Poi, è necessario un cambiamento della giustizia minorile: chi forma i giudici, gli assistenti sociali, gli psicologi e i neuropsichiatri dell’adolescenza? Fare i professionisti del settore non deve più essere solo un passaggio nella carriera, la gavetta. Il giudice minorile – ad esempio – non ha una formazione specifica, questo ha conseguenze negative".