Elena
Ugolini
ggi abbiamo ricevuto un danno, doloroso, rispetto a tutto quello che in questa scuola si sta facendo e non vogliamo che i nostri studenti siano vittima di un circuito, banale, che banalizza la stessa lettura della realtà". Con queste parole il preside del Liceo Carducci di Milano ha descritto qual è il ruolo della scuola. Non ne può esistere un altro se non questo: dare gli strumenti per aiutare a capire in profondità la realtà, uscendo dagli schemi che semplificano, riducono, banalizzano. Lo studio delle discipline dovrebbe avere questo scopo: fare uscire dall’approssimazione, dal sentito dire, dal preconcetto che chiude, alza muri e barriere. Ma dire questo non basta. Nelle nostre aule occorrono persone capaci di stabilire una relazione autentica, che aiuti a trasformare quegli spazi in luoghi di ascolto, di curiosità, di dialogo vero, in cui ognuno è vissuto come necessario all’altro. È quello che ha fatto Andrea Di Mario al Carducci. Ha preso una posizione che invece di tagliare i ponti ha fatto scoprire il terreno comune in cui siamo. C’è una bellissima canzone di Gaber che aiuta a capire la questione: "È evidente che la gente è poco seria quando parla di sinistra o destra. Fare il bagno nella vasca è di destra, fare la doccia è di sinistra. Ideologia, ideologia malgrado tutto credo ancora che ci sia. È la passione, l’ossessione della tua diversità che al momento dove è andata non si sa. È il continuare ad affermare un pensiero e il suo perché, con la scusa di un contrasto che non c’è".
Gaber cantava queste parole in un momento in cui lo scontro ideologico era ancora fortissimo. Quel mondo è finito. Sarebbe bello non farlo rinascere sotto le ceneri dell’individualismo e della mancanza di ideali. Sarebbe deleterio scambiare l’ideologia che nasce dalla banalità con la giusta necessità di prendere una posizione e di esprimere un giudizio. Senza farsi strumentalizzare.