Giovedì 24 Aprile 2025
VIVIANA PONCHIA
Cronaca

Le aggravanti non riconosciute . Elena Cecchettin contro la sentenza: "Anche il menefreghismo uccide"

La rabbia della sorella di Giulia: "Turetta non colpevole di stalking? Allo Stato non importa delle donne". E il papà Gino incontra Valditara: insieme nelle scuole per insegnare il rispetto verso le ragazze. .

La rabbia della sorella di Giulia: "Turetta non colpevole di stalking? Allo Stato non importa delle donne". E il papà Gino incontra Valditara: insieme nelle scuole per insegnare il rispetto verso le ragazze. .

La rabbia della sorella di Giulia: "Turetta non colpevole di stalking? Allo Stato non importa delle donne". E il papà Gino incontra Valditara: insieme nelle scuole per insegnare il rispetto verso le ragazze. .

Il "salto culturale" invocato da Gino Cecchettin comincia da una stretta di mano con il ministro Giuseppe Valditara, confermando quel talento raro nel passare dal trauma alla riconciliazione. Il risultato è immediato: il ministero dell’Istruzione firmerà un protocollo con la fondazione Cecchettin per contrastare la violenza di genere e insegnare a scuola il rispetto delle donne. È il suo stile, lui in battaglia ci va così. Elegante, cortese: "È il principio della cooperazione verso obiettivi comuni – dice a pace fatta – Un buon punto di partenza. Abbiamo stilato un’agenda da portare avanti assieme". Meno accomodante sua figlia Elena, che commenta con amarezza la sentenza da cui sono saltate le aggravanti della crudeltà e dello stalking: "Fa la differenza riconoscere le aggravanti – scrive in diverse storie su Instagram – perché vuol dire che la violenza non c’è solo con un coltello o un pugno, ma molto prima. E che possiamo prevenire gli esiti peggiori". La ragazza che dal primo giorno ha sposato la causa della sorella ha il coraggio di dire quello che pensano in tanti: "Una sentenza non corrisponde sempre alla realtà dei fatti. Non toglie il dolore, la violenza fisica e psicologica che la vittima ha subito. Ciò che è successo non sparisce solo perché un’aggravante non viene contestata". La crudeltà, insiste, si commenta da sé. Racconta quello che ha passato lei: "Inevitabilmente le persone intime della vittima vengono trascinate negli stati di ansia e turbamento. Non riconoscere lo stalking è una mancanza di rispetto anche alla famiglia della vittima. La conferma che alle istituzioni non importa nulla delle donne. Sei vittima solo se sei morta". "Quante – si domanda – potranno mettersi in salvo dal loro aguzzino se nemmeno nei casi più palesi viene riconosciuta una colpa?".

Se la prende con il difensore di Filippo Turetta dopo che suo padre aveva stretto la mano anche a lui: "Fare l’avvocato è una professione e tutti hanno diritto a una difesa, su questo non ci piove. Tuttavia, questo non significa non avere responsabilità".

Invita ad aprire gli occhi: "Se non iniziamo a prendere sul serio la questione, tutto ciò che è stato detto su Giulia, che doveva essere l’ultima, sono solo parole al vento. Sapete cosa ha ucciso mia sorella? Non solo una mano violenta, ma la giustificazione e il menefreghismo per gli stadi di violenza che anticipano il femminicidio". È come se padre e figlia si fossero divisi le parti. Per Gino Cecchettin da qualche parte bisogna cominciare, anche dal protocollo che prevede iniziative di formazione dei docenti all’interno del percorso di educazione civica, il tutoring e le testimonianze dei giovani. Una materia nuova a scuola, da imparare come la sintassi. Se Elena alza la voce, Gino Cecchettin smorza le polemiche e giudica l’incontro con il ministro "costruttivo" malgrado i precedenti. Alla presentazione della Fondazione dedicata a Giulia, in un videomessaggio memorabile, il ministro leghista aveva bollato come "ideologica" la lotta al patriarcato e legato la violenza sessuale all’immigrazione illegale. Sempre con garbo, Gino Cecchettin aveva replicato che sua figlia è stata ammazzata da un ragazzo veneto. E dopo la condanna: "Per me le aggravanti c’erano entrambe. Lo stalking poi era fuori discussione. Se non c’è con centinaia di messaggi al giorno e 75 coltellate, allora non so cosa siano". Le motivazioni della sentenza saranno rese note fra 90 giorni e allora anche lui capirà perché la Corte abbia dato in parte ragione a una difesa che alla vigilia sembrava avere armi spuntate. "Turetta – aveva detto l’avvocato – colpisce alla cieca con mano inesperta solo allo scopo di uccidere, non di aggiungere sofferenze o patimenti gratuiti". Papà Gino aveva provato a mandare giù anche questa. Elena no.