di Ettore Maria
Colombo
Il ministro della Difesa Lorenzo Guerini (classe 1966, lodigiano) nasce di rito forlaniano, nella Dc, poi è stato nel PPI-Margherita, fino al Pd. Diventa vicesegretario del Pd con Matteo Renzi e, non a caso, veniva definito "il suo Forlani". Oggi, dopo aver deciso di restare nel Pd, è il coordinatore della corrente di Base riformista, candidato alle Politiche nel listino Pd, Lombardia. Solo che le sue giornate tipo, il ministro Guerini, le trascorre a "passare in rassegna le truppe". Gli ultimi giorni è stato a Ramstein (Germania, base Nato) a prendere parte all’Ukraine Defense Contact Group, il Gruppo di consultazione per la difesa dell’Ucraina promosso dal Segretario di Stato Usa, Austin, luogo di confronto periodico tra i ministri della Difesa e i Capi di Stato Maggiore dei Paesi Nato. Alla Difesa nel Conte II, confermato da Draghi, perfetta sintonia con il Colle, Guerini è tra i più convinti sostenitori, nel Pd, dell’aiuto all’Ucraina.
Ministro, partiamo dalle sanzioni Russia: Lega e M5s sono per allentarle.
"Sarebbe una follia. Primo perché in realtà stanno funzionando e lo si vede dalla reazione di Putin. Secondo perché sono un elemento di pressione sulla Russia affinché giunga a porre fine a un’aggressione ingiustificata e fallita in tutti i suoi obiettivi strategici. Terzo perché romperemmo la solidale determinazione della comunità internazionale a sostegno dell’Ucraina. Ma non succederà: l’Italia è convintamente a fianco della resistenza dell’Ucraina".
E ci resterà?
"Sì. Gli importanti risultati della controffensiva ucraina di questi giorni confermano l’importanza del sostegno che stiamo dando a Kiev ed è l’unica condizione per arrivare a una pace giusta".
Il 2% del Pil resterà il target di spesa militare?
"In realtà, negli anni alle nostre spalle è successo esattamente l’opposto: risorse scarse e discontinue che hanno penalizzato una seria programmazione. Abbiamo, con il supporto del Parlamento, invertito la tendenza per iniziare un processo incisivo di ammodernamento delle nostre Forze Armate, necessario per accrescere le nostre capacità di difesa, presidiare la nostra sovranità tecnologica, mantenere i nostri impegni internazionali, a partire dagli alleati storici. Continuando in questa direzione, sempre nel necessario rispetto delle compatibilità finanziarie, gli impegni assunti devono essere rispettati".
Teme che la destra romperà alleanze storiche?
"Ho visto conversioni in materia, ancorché tardive. Ciò detto, le posizioni di Salvini e Berlusconi, espresse anche negli ultimi giorni, sulla Russia e Putin sono, a dir poco, ambigue e preoccupanti. Giorgia Meloni dovrebbe dire parole più chiare e più nette su queste posizioni dei suoi alleati. Attendiamo con pazienza…".
Alla destra chiederà continuità sulla difesa?
"Non ho la presunzione di chiedere nulla. Da italiano, credo che la cosa fondamentale sia che il nostro Paese mostri la sua collocazione euro-atlantica non a parole, ma nei fatti. È quello che ho cercato di fare io in questi tre anni in cui ho avuto l’onore di guidare questo ministero".
Secondo gli umori più diffusi, Pd e centrosinistra perderanno male...
"Le sfide difficili sono le più belle. E comunque ci sono ancora due settimane di campagna elettorale e molti elettori indecisi. La vera alternativa a una destra che ci allontanerà dall’Europa è il Pd, l’unica forza che può vincere i collegi uninominali contro il centrodestra".
Qual è la ‘linea del Piave’, in cifre, per il Pd.
"Correre per vincere le elezioni. Dare continuità al lavoro fatto da Draghi. Dare la possibilità agli italiani di poter contare su un governo serio".
Se il Pd perderà, e male, si andrà a congresso?
"Siamo seri! In campagna elettorale parliamo di congressi?! Ci sono problemi concreti che gli italiani stanno affrontando, a partire dal costo dell’energia. Il congresso si farà quando lo prevede lo statuto. Parlarne ora sarebbe lunare".
Letta teme per la democrazia. E per il Colle…
"A dire il vero il primo a parlare del Presidente della Repubblica è stato Berlusconi: prima ha gettato il sasso e poi nascosto la mano. Io penso che la destra sia pericolosa per le sue ricette, come sui diritti o sull’economia. Nel 2011 ci portarono sull’orlo del fallimento finanziario. Abbiamo già dato. L’Italia non tornerà indietro".
Meglio i 5stelle o meglio guardare al terzo Polo?
"I 5stelle hanno rotto il rapporto con noi decidendo, irresponsabilmente, di far cadere Draghi, facendo un favore alla destra e ricreando inopinatamente quella liaison giallo-verde di inizio legislatura anche con le contorsioni linguistiche di Conte in queste ore con l’Ucraina. Su Calenda ricordo che ha deciso lui di stracciare un accordo sottoscritto. Non giudico, ma prendo atto. Il Pd è un partito ben più serio".
Tracci un bilancio del suo operato da ministro.
"Intanto, aspetterei le elezioni prima di auto-comporre il mio epitaffio. Scherzi a parte, ho svolto il mio impegno cercando di servire il mio Paese con dignità. Da ministro della Difesa ho incontrato donne e uomini straordinari. I nostri militari sono un esempio di valori e senso del dovere, oltre che riconosciute professionalità. Lavorare con loro e per loro è un grande onore".