Lunedì 29 Aprile 2024

L’arte del fare: più sindaci e meno partiti

Valerio

Baroncini

Nei giorni del frastuono politico, della campagna di slogan e pochi contenuti, pensate a un Paese improvvisamente sprovvisto di partiti. A un silenzio elettorale che non duri un giorno, ma un anno. Un posto così esiste, si chiama Dozza Imolese ed è un borgo che domina la via Emilia da una collina, con un centro storico famoso per i muri dipinti, una rocca ben conservata e una passione voluttuosa per cibo e vini. Ecco, a Dozza i partiti non esistono più: qui dominava la sinistra ortodossa (dal Pci al Pd), ma da due giri un’associazione civica (Progetto Dozza) ha ribaltato ogni classificazione e pregiudizio, arrivando a essere appoggiata da più parti. Il sindaco, un 37enne di nome Luca Albertazzi, viene dall’Italia dei Valori, è transitato in una civica e ha poi deciso di promuovere una piccola azione rivoluzionaria con un gruppo di cittadini: parlare solo di contenuti, temi concreti, idee. Basta consigli comunali sull’Afghanistan, meglio pensare alla ciclabile sotto casa. Basta rendite di posizione, basta pregiudizi. Boom, gradimento oltre il 70%. Pare tutto molto banale, ma così non è. Lo dimostra anche questo giro elettorale, dove i sindaci per un momento hanno avuto un grande peso nella dinamica nazionale, ma poi la portata dell’azione amministrativa è stata soggiogata dai soliti cliché su fascismi, comunismi, patrimoniali, redditi vari.

Questi sono stati anche i giorni dell’alluvione delle Marche, del dolore per i morti come il piccolo Mattia, rimasto otto giorni in una bara di fango,

i giorni della rabbia per la prevenzione mancata. Ecco, se una cosa è certa è che i sindaci, invece, la prevenzione e la manutenzione sui fiumi l’hanno messa in atto. Ed è certo pure che la struttura centrale non li abbia avvisati del pericolo imminente. Servono più sindaci e meno partiti. I partiti sono necessari, altrimenti non saremmo in democrazia, ma sono anche intercambiabili;

i sindaci sono insostituibili.

Non a caso, l’etimo della parola sindaco è dike, giustizia. E la politica sarebbe, prima degli slogan, l’arte di governare.