Mercoledì 24 Aprile 2024

L’arbitra si dimette e scrive a Egonu "Io, discriminata perché grassa"

Martina Scavelli, retrocessa per i requisiti fisici imposti dalla Federvolley: "Ma non devo correre". Il messaggio alla campionessa di pallavolo: "Ti emarginano per la pelle nera, a me per qualche chilo in più"

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di Doriano

Rabotti

Troppo grassa per arbitrare da ferma. A soli 35 anni la calabrese Martina Scavelli ha deciso che non ne poteva più di essere "pesata come le vacche" per avere il permesso di dirigere le partite di volley. E così ha scelto il modo tipico del terzo millennio, un post sui social, per annunciare dopo 15 anni l’addio ad un ruolo e ad uno sport che ama, per colpa di qualche chilo in più (neanche troppi). La Fipav, la federazione italiana pallavolo, si difende con la forza dei regolamenti e con parametri formulati a livello internazionale per tutelare la salute, ma il caso reso noto nel giorno di San Valentino ha scatenato il tifo da tastiera, tutto in favore della giovane catanzarese.

Martina Scavelli è arrivata ad arbitrare fino alla serie B. Ieri ha deciso di smettere con un accorato post in cui chiama in causa anche l’azzurra Paola Egonu, fresca di partecipazione a Sanremo dove ha ribadito che il razzismo esiste. "Egonu, tu sei nera, io sono grassa – ha scritto Martina nel post su Facebook – per questo motivo stamattina ho comunicato le dimissioni dal ruolo di arbitro di serie B alla Fipav. Non sopporto più di essere misurata e pesata come si fa con le vacche. Lo sport dovrebbe unire, anziché emarginare. E io non voglio più essere messa all’angolo per qualche centimetro o qualche chilo in più".

Tecnicamente la questione è semplice e chiarissima, la stessa Martina avverte di non essere in ’regola’: "Ho superato i valori previsti di BMI (l’indice di massa corporea, ndr) e circonferenza addominale (nulla di eccessivo). Ho ricevuto una penalizzazione di 3 punti e l’esonero dall’impiego fino al raggiungimento dei valori previsti. La penalizzazione mi porterà, a fine stagione, a passare dalla serie B al campionato regionale, facendo un enorme passo indietro. Come se tre dita in più sul mio girovita potessero mettere a rischio una partita di pallavolo che, tra l’altro, non prevede che l’arbitro corra per il campo come succede nel calcio. Le regole sono regole, io le ho accettate e le rispetto, ma non vuol dire che siano sacre e immutabili. Non sono disposta ad accettare che una carriera fondata sui sacrifici e sul massimo rispetto possa essere calpestata da imposizioni del genere che non prevedono soglie di tolleranza. Ho deciso di dire basta, per me e per tutti i “grassi”. Da oggi inizia la mia battaglia per superare la discriminazione imposta da certe norme, aiutatemi a fare la sentire la mia voce", ha concluso la ragazza calabrese. Sui social è partito un diluvio di solidarietà nei suoi confronti, per una volta i leoni da tastiera si sono trasformati in compagni di lotta. Ci sta: se qualcuno fondasse un partito per l’elettorato di chi ha problemi di peso, altro che destra o sinistra...

La Fipav ha risposto senza citare il caso specifico, ma spiegando che la normativa federale "è già in vigore dalla stagione 201718 per tutti gli arbitri" e che recepisce una norma della Federazione Internazionale, l’health management plan programme, varata per ragioni di tutela sanitaria. Va detto che almeno un paio dei più grandi arbitri di volley che abbiamo avuto, e non faremo certo qui i nomi, non avevano esattamente un fisico da ballerini della scala eppure sono diventati internazionali e stimati in tutto il mondo. Per stare sul seggiolone o fermi di fianco alla rete non servono certo muscoli o polmoni da maratoneta, anzi. Anche per questo, perché l’arbitro di volley non deve correre o sottoporsi a test che sono sacrosanti in altri sport come basket o calcio, si potrebbe probabilmente cambiare qualche parametro.

Lasciando qualche maglia più larga, e lo diciamo senza ironia.