Venerdì 19 Aprile 2024

"La vera sfida? Investimenti tecnologici al posto degli aiuti"

"La vera sfida? Investimenti tecnologici al posto degli aiuti"

"La vera sfida? Investimenti tecnologici al posto degli aiuti"

"La visita della premier Meloni avviene in un momento in cui il processo di pace in Etiopia, dopo i due anni di guerra con la provincia secessionista del Tigray, sta andando avanti. È opportuno e intelligente che l’Italia consolidi oggi un dialogo prioritario con un paese che è uno dei 3-4 chiave in Africa ed è sicuramente il leader nella regione del Corno d’Africa. Ma attenzione, i rapporti bilaterali, e in generale il cosiddetto piano Mattei per l’Africa che ancora non abbiamo capito bene cos’è, vanno riempiti di contenuti, che mi auguro verranno". Così Bernardo Venturi, bolognese, ricercatore associato dell’Istituto affari internazionali (Iai), dove si occupa di Africa, e direttore e co-fondatore dell’Agency for Peacebuilding.

Il rinnovato rapporto è utile per tutti e due i Paesi?

"Sicuramente. L’Etiopia ha con l’Italia una serie di rapporti storici sia nell’economia che nella cooperazione, e ritengo che chiederà soprattutto una partnership economica, con investimenti tecnologici, più che aiuti umanitari. Vogliono lavorare per accelerare l’industrializzazione del Paese. L’Italia credo sia disponibile su questo piano e ovviamente chiederà di lavorare assieme per governare i flussi di migranti che transitano dall’Etiopia. Questo sarà un tema caldo, in una ottica regonale, che riguarda non solo l’Etiopia ma anche Sudan, Eritrea e Somalia".

Come è percepita l’Italia in Eritrea? Pesa il passato coloniale?

"La percezione nella popolazione è complessivamente positiva, non c’è sentimento antitaliano, anche se credo ci sia ancora da lavorare per chiudere le pagine aperte dell’epoca coloniale".

Quali sono oggi i Paesi che contano di più in Etiopia?

"Stati Uniti e Cina e poi anche i Paesi del Golfo e recentemente la Turchia, molto attiva in Somalia. L’Europa ha un ruolo importante sull’Unione Africana, che ha sede ad Addis Abeba, molto meno nel Paese: nei due anni di guerra è stata sostanzialmente assente. L’Italia, se riempirà la visita di contenuti, può svolgere un ruolo positivo e riportare l’Europa ad Addis Abeba, possibilmente giocando di sponda con Bruxelles e facendo da front runner europeo, da apripista, nell’area. L’Italia può concretizzare, anche nel proprio interesse, quello che sta diventando un buon rapporto bilaterale e per consolidare il suo ruolo farebbe bene a esercitare anche il soft power culturale, ad esempio con gli istituti di cultura e offrendo opportunità di studio in Italia ai giovani etiopi. Serve una visione ampia, con gli strumenti giusti, portata avanti nel tempo. Serve un potenziamento dell’ambasciata, servono risorse. Se si farà, probabilmente produrrà risultati".

Alessandro Farruggia