di Giovanni Rossi
Altre due vite spezzate il sabato sera: auto contro platano. A 140 chilometri all’ora. Forse all’ombra di una sciagurata gara notturna nel Trevigiano. Eralda Spahillari, 19 anni (nata in Albania a Durazzo, ma residente a Ponte di Piave), e Barbara Brotto (17 anni, residente a Rustigné di Oderzo), sono le facce che rimbalzano su tutti i siti e i social. Belle e sfortunate. Muoiono vicino casa, da passeggere ingenue. E diventano le ultime facce simbolo della tragedia collettiva che senza apprezzabili interruzioni insanguina puntualmente ogni weekend trascinando intere famiglie, gruppi di amici e comunità di riferimento nel dolore assoluto: 17 vittime solo in questo fine settimana, ben 7 sotto i 35 anni (dati Asaps alle 15 di domenica).
L’incidente che per dinamica e protagonisti toglie visibilità a tutti gli altri – non meno tristi, non meno gravi – avviene a Gorgo al Monticano, in provincia di Treviso, attorno alla mezzanotte tra sabato e domenica, in quella striscia di Nordest tra Veneto e Friuli che per i giovani è un’area comune segnata da platani, fossi e canali, nemici diversi e implacabili di notti senza confini. Perché quel che conta è muoversi compulsivamente da un locale a una discoteca, tra accelerate fendinebbia, ricerca del posto ’giusto’, messaggistica istantanea o magari qualche additivo per scaldarsi un po’. Indipendentemente da ogni riscontro chimico–clinico del caso, è questo il contesto emotivo e generazionale, fatto di sopravvalutazione di sé e sottovalutazione del rischio.
Nella notte che toglie due giovanissime ai loro cari, il ritrovo è a Motta di Livenza. Le due amiche salgono in auto, destinazione un locale della zona. Eralda siede vicino al conducente, il suo fidanzato, un 19enne di Pravisdomini, nel Pordenonese, tutto orgoglioso al volante della Bmw 420 super coupè intestata al padre. Barbara sta nel sedile posteriore a sinistra a fianco del fidanzato, un 18enne di Motta di Livenza. La comitiva è allargata. C’è anche una Volkswagen Polo, con altri quattro amici, che parte per prima. Alberi e rettilineo. Per arrivare a Godega di Sant’Urbano (Treviso) basterebbe andare dritti, osservando il codice della strada e il limite di velocità di 50 chilometri orari. Invece, per cause ora al vaglio degli inquirenti certamente connesse all’altissima velocità, l’auto si schianta contro un platano. Le due ragazze muoiono in conseguenza dell’impatto (il tachimetro segna 140 kmh). I due ragazzi vengono trasportati in condizioni gravissime agli ospedali più vicini: il 19enne in rianimazione a Treviso, il 18enne a Mestre.
Le ipotesi degli inquirenti, sentiti i primi testimoni, incluso un gruppo di coetanei sulla Polo che precedeva la Bmw, valorizzano lo scenario della bravata competitiva: del sorpasso, a forte velocità, fiancata contro fiancata. L’utilitaria forse resiste? Forse sbanda a sua volta? Di sicuro, il sorpasso non fila liscio. La super coupè 420 spacca lo specchietto retrovisore della Polo, poi vola sulla corsia opposta. Lo schianto è terribile. Lamiere contorte. E grida disperate. Sono i ragazzi sulla Polo che accostano e piangono. C’è chi chiama per nome i quattro. Nessuna risposta. Il botto stana i residenti delle case vicine. Arrivano i soccorsi, almeno quattro ambulanze e un’auto medica. Quindi l’elicottero del Suem e i carabinieri. I vigili del fuoco si fanno strada con cesoie e divaricatori. A quel punto, estratti i feriti, anche la Polo sparisce. I carabinieri rintracciano i testimoni dell’altra auto, poco dopo, sotto choc. Sono gli ultimi ad aver visto la Bmw integra. Potranno spiegare. Dovranno.
All’alba, sull’asfalto, restano alcuni brandelli del cofano e i segni in gesso dei rilievi. Il platano porta i segni dello schianto. Arrivano alla spicciolata gruppetti di amici. "Eralda? Una ragazza tosta – dicono –. Sorridente e gentile". Voleva tornare in Albania con il suo fidanzato e aprire un salone da estetista. Barbara invece aveva lasciato la scuola e lavorava in pizzeria. La procura di Treviso apre un fascicolo e attende l’esito delle analisi tossicologiche sul 19enne alla guida.