di Nicola Palma
"Per Alfredo Cospito fratello e compagno". L’incipit della lettera non lascia spazio alle interpretazioni e inserisce sin dalla prima riga la missiva nel cuore della mobilitazione che da mesi sta sostenendo la battaglia del detenuto anarco-insurrezionalista contro il 41 bis. Una mobilitazione che sta salendo di livello. Stavolta i mittenti hanno messo nel mirino un obiettivo chiaro: un manager di Iveco Defence Vehicles, società della multinazionale dell’automotive Iveco Group (parte della galassia Exor) che produce veicoli per la difesa e di protezione civile, con sede principale a Bolzano e filiali a Piacenza, Vittorio Veneto e in Brasile. Il plico senza timbro di annullo, imbucato e non spedito, è stato recapitato nello stabilimento altoatesino: oltre al testo dattiloscritto su un foglio A4, all’interno della busta c’era pure un proiettile calibro 22; altri riferimenti a Cospito erano nell’etichetta bianca della busta, col nome della compagna Anna Beniamino (reclusa a Rebibbia) indicata come "avvocato" e la parola "Spitoco", anagramma del cognome dell’ideologo Fai-Fri.
"La Federazione anarchica informale non dimentica Alfredo e gli altri compagni – il messaggio anticipato da Adnkronos – e per risposta all’attacco alla libertà del movimento anarchico colpirà gli uomini per far morire le strutture". Il dirigente viene descritto come "l’anima nera delle operazioni di mercato al servizio della guerra che alimenta la morte in Ucraina" e accusato di "orientare" e "determinare" le guerre "per fare ricchezza ingiusta con qualsiasi mezzo, traditore di ogni ideale per tradire il sistema".
Il riferimento sembra concentrarsi sulle informazioni circolate l’estate scorsa su alcuni siti specializzati, che parlavano di una donazione dalla Norvegia all’Ucraina di 14 veicoli leggeri corazzati LMV, versione aggiornata del veicolo LMV Iveco 4×4 alias "Lince"; senza dimenticare la notizia rilanciata un mese fa dall’ambasciata russa in Italia della distruzione di un LMV 4x4 in Ucraina, poi smascherata come fake news dal nostro Ministero della Difesa. Nella parte finale della lettera, ecco la minaccia diretta: "Può essere colpito in qualsiasi momento, davanti alla famiglia. Conosciamo le sue abitudini, gli interessi. Non avrà mai pace, ovunque andrà troverà un compagno anarchico pronto a vendicare il carcere di Alfredo e dei suoi compagni". Quindi l’appello: "Invitiamo tutti i gruppi e i singoli Fai a colpire con ogni mezzo necessario". Una conclusione che spiega bene quanto lo sciopero della fame di Cospito contro il carcere duro (le sue condizioni di salute sono in leggero miglioramento dopo che da lunedì ha ripreso ad assumere integratori nel reparto di medicina protetta del San Paolo di Milano) abbia fatto da collante tra le anime dell’anarco-insurrezionalismo, che hanno battezzato questa come la madre di tutte le lotte. Il profilo scelto, quello di un manager che lavora per un gruppo industriale di primo piano, ricorda sinistramente quello di Roberto Adinolfi, l’ad di Ansaldo Nucleare che proprio Cospito gambizzò il 7 maggio 2012.
D’altro canto, va precisato che nel passato remoto e recente lo schema della lettera con proiettile è stato adottato in diverse altre occasioni (nel 2007, tra l’altro, contro un dirigente di Sofim Iveco di Foggia da sedicenti Br); e per fortuna a quegli avvertimenti non sono poi seguite le azioni. Certo, il momento scelto per inviare la pesante intimidazione fa assumere al plico un significato estremamente allarmante. La Procura di Trento ha aperto un fascicolo a carico di ignoti per minacce aggravate da finalità di terrorismo. Altre lettere, con messaggi meno "pesanti" e personalizzati, sono state indirizzate ad altre aziende.