di Elena G. Polidori
"Credo che lo Stato non debba trattare con la mafia e credo allo stesso modo che lo Stato non debba trattare con chi lo minaccia". Non era l’occasione giusta, quella di ieri all’Auditorium della Conciliazione di Roma per lanciare la candidatura a governatore del Lazio di Francesco Rocca, nel luogo dove ha visto i natali proprio il partito di Giorgia Meloni, FdI, ma la premier non ha voluto lasciare spazio a possibili polemiche, ribadendo di non aver alcuna intenzione di mollare sul caso Cospito.
Seppure senza citare i suoi colonnelli Donzelli e Delmastro, Meloni ha dichiarato di voler tirare dritto ribadendo – appunto – che lo Stato non deve "trattare con la mafia e nemmeno con chi lo minaccia". Una posizione netta, all’indomani dello scontro frontale con il Pd, che prosegue durissimo, ma che vede anche crepe nella maggioranza; non tutti sono sulla sua stessa linea d’intransigenza e ieri non hanno mancato di sottolinearlo, specie in casa Forza Italia.
Già, gli azzurri. Sin dall’inizio della bufera, in area berlusconiana si era reagito con freddezza alle accuse di Giovanni Donzelli all’opposizione. In questa chiave, anche l’appello erga omnes lanciato da Meloni perché torni la calma è stato cortesemente respinto al mittente, con un distinguo reso evidente da Antonio Tajani, vicepremier e coordinatore nazionale di Forza Italia. "Credo che il caso debba essere chiuso – ha detto – c’è un gran giurì alla Camera che dovrà decidere se ci sono stati comportamenti errati o meno. L’invito ad abbassare i toni deve essere accolto da tutti. Noi di FI – ha precisato – non abbiamo mai alzato i toni. Lavoriamo per l’unità del governo e per dare risposte concrete".
Sulla stessa linea anche Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati, che punta soprattutto sul fatto che Giorgia Meloni abbia fatto bene a chiedere di abbassare i toni, "anche a Fratelli d’Italia". Smarcamenti che però non impensieriscono più di tanto la premier che ha invece risfoderato tutta la sua grinta e la sua voglia di restare a Palazzo Chigi per tutta la legislatura, promettendo di rimanere sempre se stessa, di governare "con coraggio", seguendo le sue idee, senza "scorciatoie", senza "cercare un consenso effimero con provvedimenti popolari". Un intervento forte, caldo, partecipato, a tratti quasi recitato, quello di ieri all’Auditorium, con la premier che è addirittura arrivata a simulare un pianto citando sarcasticamente chi, prima del voto, annunciava sciagure imminenti in caso di una sua vittoria elettorale. "C’è chi dice che l’Italia oggi è isolata, è isolatissima, una tragedia... Ma la verità – aggiunge cambiando repentinamente di tono che si fa furente e orgoglioso – è che non è possibile isolare l’Italia, è fondatrice dell’Ue, della Nato, è nel G7, una delle nazioni più ricche nel mondo. Semmai - ha aggiunto in un crescendo tra gli applausi - è che ora siamo consapevoli della sua centralità".
Ma la retorica da palco in campagna elettorale – cavallo di battaglia di Meloni – non può nascondere che con gli alleati, sul caso Cospito, la sintonia è lontana. Oltre a Tajani, in serata anche Berlusconi ha voluto commentare il caso politico del momento, sottolineando la necessità di "continuare a promuovere l’unità (delle forze politiche, ndr) e non prestare in alcun modo il fianco a chi ci vuole dividere; Forza Italia si è tenuta ben alla larga da ogni forma di polemica".
Polemica sui due colonnelli di FdI che neppure Matteo Salvini ha inteso partecipare, pur facendo sentire la sua voce sul questione di Cospito e la sua battaglia politica contro il 41bis. "Se ti hanno condannato all’ergastolo un motivo ci sarà – ha detto il leader della Lega – e stai all’ergastolo, e se ti hanno dato il 41 bis ti fai il 41bis, punto. Se qualcuno inneggia alla lotta armata non è un diritto, ma un dovere che questo non parli all’esterno, non parli ai giovani. Le polemiche devono essere assolutamente superate, ma io non accetto di sedermi al tavolo con chi lancia molotov ai carabinieri", ribadendo così che la linea Meloni ("lo Stato non tratta") sul "nocciolo" del caso Cospito è condivisa dal Carroccio. L’attacco alla linea Meloni è invece arrivato dal candidato alla segreteria Pd e govenatore emiliano, Stefano Bonaccini: "Meloni si è assunta la responsabilità di difendere l’indifendibile – ha commentato – la Costituzione prescrive disciplina e onore per chi ricopre cariche istituzionali e non c’è dubbio che Delmastro non ha dimostrato né disciplina, né onore". Ma per Meloni l’importante è dimostrare fermezza, il non "abbassare la testa" come l’incitamento arrivatole ieri dal pubblico dell’Auditorium e a cui lei ha risposto, rispolverando i natali alla Garbatella: "Nun te preoccupà".