di Alessandro Farruggia
Piovono droni. Ma stavolta sulla Russia e sono droni ucraini – quasi tutti droni ’suicidi’ – e non gli Shahed iraniani forniti dai mullah a Putin. Nell’attacco in profondità due droni hanno colpito un deposito di petrolio della Gazprom a Tuapse nel Krai di Krasnodar (450 chilometri dal territorio più vicino controllato dagli ucraini), sul Mar Nero. i due droni sono caduti alle 2.09 del mattino ad una distanza di 5 secondi uno dall’altro, colpendo e distruggendo la centrale termica della mensa della raffineria: il serbatoio di petrolio più vicino era a meno di 100 metri. Un altro drone, come ha confermato il governatore Alexander Bogomaz, è stato invece abbattuto nell’Oblast di Bryansk (circa 100 km dal confine ucraino) e uno nella repubblica di Adygea. Il governatore della regione di Belgorod, Vaycheslav Gladikov, ha invece riferito che lunedì sera tre UAV da ricognizione sono stati abbattuti dai russi sulla città a 40 chilometri dal confine ucraino. Un altro drone, ha confermato il sindaco Valentin Damidov, è caduto ieri mattina su un condominio di Belgorod, senza fare vittime o gravi danni.
Clamoroso il caso del drone caduto (o è stato abbattuto) rinvenuto quasi intatto nei pressi di Kolomna, nell’Oblast di Mosca (a meno di 100 chilometri dal centro della capitale). Si tratta di un UAV UJ-22 AIRBORNE prodotto dall’azienda ucraina UkrJet. Ha una apertura alare di 4.6 metri e un carico utile di 20 chili: può portare 6 granate RPG-7 VM oppure 4 bombe da mortaio da 82 mm e ha un raggio d’azione di 100 chilometri in modalità radio guidata (UHF) e di 800 in modalità autonoma su coordinate e waypoint prestabiliti. E visto che è caduto a 450 chilometri dalla frontiera ucraina, funzionava in questa ultima modalità. Di questo tipo sarebbero anche i droni caduti a Tuapse, Briansk e uno di quelli di Belgorod. Il drone precipitato a Adygeya potrebbe essere invece un vecchio drone TU141 sovietico. Secondo l’agenzia russa RIA, l’obiettivo del veivolo caduto vicino Kolomna era una stazione di compressione del gas nella vicina Voskresensk. Secondo altre fonti, sarebbe stato invece il centro di addestramento per gli operatori russi degli Uav Shahed-136131 forniti dall’Iran, situato proprio nei pressi della città di Kolomna. Un attacco di un drone in funzione antidrone.
Complessivamente, gli UAV caduti o abbattuti tra lunedì sera e ieri mattina sono nove. Il ministero della Difesa di Mosca ha parzialmente ammesso l’attacco, dicendo che "due droni, che hanno tentato di attaccare infrastrutture civili nella regione di Krasnodar (il riferimento è all’attacco a Tuapse, ndr) e nella repubblica di Adygeya, sono stati neutralizzati senza fare danni".
E non basta ieri a San Pietroburgo alle 12 è stata segnalata la presenza di un oggetto volante non identificato sopra la città e di conseguenza è stato chiuso lo spazio aereo nel raggio di 200 chilometri: l’aeroporto cittadino ha sospeso partenze e arrivi. Sono decollati un Su-25 e un Mig-31: non si sa se l’oggetto fosse un drone e se sia stato abbattuto, di certo alle 13.11 l’aeroporto è stato riaperto. Il Cremlino è molto seccato. Il presidente Vladimir Putin ha ordinato al servizio di sicurezza russo dell’Fsb di "intensificare la sua attività di intelligence" e di "impedire ai gruppi di sabotaggio" di entrare nel paese. Putin ha ordinato di bloccare quelle che ha definito "cellule terroristiche sul territorio russo". Ammettendone così l’esistenza.
Intanto la Finlandia ha annunciato l’avvio della costruzione di una recinzione al confine con la Russia. Il progetto, che riguarda al momento solo tre chilometri al valico di frontiera vicino a Imatra, dovrebbe essere completato entro la fine di giugno, mentre altri 70 chilometri, principalmente nella Finlandia sud-orientale, arriveranno tra 2023-2025. Il fatto che la frontiera russo-finlandese è di 1.340 chilometri fa capire che il gesto è sostanzialmente un segnale poltico.