Anna Maria Bigon (nella foto), consigliera regionale veneta del Pd, ha letto che la segretaria Schlein considera una "ferita" il suo voto di astensione che ha affossato la proposta Zaia sul fine vita?
"Ho sentito. Mi dispiace che la segretaria dica questo. Non volevo certo essere contro il Pd. Io credo che su questa materia non possa legiferare la Regione. Se il presidente Zaia voleva fare una procedura sanitaria, la poteva fare con una delibera. Nessun diritto è stato pregiudicato. L’ho ribadito anche all’interno del gruppo".
L’hanno perdonata?
"Abbiamo fatto un incontro col gruppo consigliare e il segretario regionale. Io ho ribadito le motivazioni della mia libertà di scelta e del mio voto di coscienza. La maggioranza è rammaricata giustamente. Così come io confermo la mia posizione, che non nasce oggi. Credo fortemente in un partito pluralista che raccolga sensibilità diverse. E per questo sicuramente continueremo a lavorare. Ma penso che un un voto di coscienza debba essere espresso".
Quando il Pci approvò il Concordato, Togliatti autorizzò i due obiettori di coscienza a uscire dall’Aula, ma senza infrangere l’unità sull’apertura alle masse cattoliche. Non poteva uscire anche lei?
"Non voglio paragonare il Concordato con una procedura sanitaria. Entrambi sono importantissimi. Ma credo che la procedura prevista dal quel progetto di legge potesse essere fatta con una delibera di giunta, senza pregiudicare nessun diritto. Perché all’interno del nostro Veneto abbiamo già il fine vita come previsto dalla sentenza della Corte Costituzionale, tanto è vero che ci sono sei casi in questo momento di cui si parla".
Ma allora qual è il nodo?
"Questa è una procedura sanitaria. Che perciò potrebbe essere benissimo realizzata all’interno di una delibera di giunta o di un progetto amministrativo. È già stabilito dalla Corte Costituzionale. Semmai deve essere fatta una legge a livello nazionale, come ha provveduto a proporre il Pd".
Tuttavia la sua posizione rimarrebbe contraria?
"Siamo un partito plurale. Si tenga presente che, all’interno del fine vita, quel voto poteva essere espresso come concordato. È un voto di coscienza che non inficia minimamente il fatto che ci sarà un prosieguo da parte del partito e continueremo a lavorare insieme per il bene della Regione".
Cosimo Rossi