Mercoledì 24 Aprile 2024

La compagna di Elly Fotografie rubate Quando l’outing non è libera scelta

Paola Belloni e le immagini su un settimanale con Schlein "Un atto ingiusto, mi ha travolta". Il diritto (negato) di decidere.

La compagna di Elly  Fotografie rubate  Quando l’outing  non è libera scelta

La compagna di Elly Fotografie rubate Quando l’outing non è libera scelta

di Chiara Di Clemente

ROMA

"Il rossore è l’estro del genere umano, un apparire istintivo e istantaneo che ha trasformato in cultura quello che era natura": a spiegarlo è l’antropologo Franco La Cecla nel suo libro ’Tradire i sentimenti’. La questione del ’rossore’ è ispirata da Darwin, dal fatto che "nelle sue tarde riflessioni" l’evoluzionista sostiene che "arrossire sia l’unica cosa che ci distingue dagli animali". Anche oltre: Darwin trova che sia "l’espressione più caratteristica dell’uomo e la più umana delle espressioni". Mentre le scimmie diventano rosse per la passione, dice, non si è mai vista una scimmia o qualunque animale arrossire per l’imbarazzo.

Più di 150 anni dopo, il nostro è diventato un mondo dove nessuno si cura di un rossore che si accende all’improvviso su un volto, dell’imbarazzo altrui, della timidezza. Diamo per scontato che ogni volto sia fotografabile e condivisibile online, arriviamo in piena tranquillità a infrangere l’intimità dei nostri figli minorenni, a esporre sui social i loro ritratti privati come fossero quelli dei cuccioli dei gatti, dei cactus o delle nuove ciabatte che abbiamo appena comprato. Lo facciamo pieni di prosopopea nelle nostre vite di persone normalissime, figuriamoci se non pretendiamo che si sentano in dovere di lasciarsi fotografare – e condividere quelle foto sui social come a mezzo stampa – coloro che riteniamo ’famosi’, privilegiati, vip dell’isola o del condominio. Il rossore scompare, sotto la luce bianca del flash del telefonino; l’imbarazzo, la timidezza, la riservatezza, non sono sentimenti contemplati.

La parte più importante del messaggio lanciato via Instagram dalla compagna di Elly Schlein Paola Belloni sta tutta qui: nel riportarci a contemplare l’ipotesi, l’idea che una foto “rubata“, non chiesta, e pubblicata, possa provocare un imbarazzo, possa essere un’invasione. Ci richiama a esercitare la cognizione della delicatezza: perché il furto dei ritratti di Paola e la loro pubblicazione tocca non tanto una persona compagna di un’altra persona famosa, quindi vale la trivialità del vabbé, cosa pretende mai, se l’è andata a cercare. Tocca una persona che rivendica il diritto di decidere le tempistiche, le modalità e quant’altro si riferisca alla comunicazione di ciò che attiene alla sua sfera più intima e privata, la sua sessualità. Il nodo è questo: "Comunicare a mezzo stampa l’intimità affettiva di una persona è un atto ingiusto e si chiama outing. Io ne son stata travolta, ma per fortuna non annichilita, perché ho una rete amicale e familiare che mi sostiene. Mi chiedo solo cosa sarebbe successo se io questa rete non l’avessi avuta", scrive Paola.

"In Italia – continua la compagna della leader Pd – non abbiamo il matrimonio egualitario, non abbiamo tutele per i figli e le figlie di famiglie omogenitoriali, non abbiamo una legge contro l’omolesbotransfobia. Siamo un Paese dove migliaia di Spatriati, per dirla con Desiati, vivono o lasciano le proprie province pieni di graffi e di segreti. Il coming out è una scelta personale, che deriva anche da un’analisi della propria rete sociale". Tutto qui. I sentimenti, come il rossore all’improvviso, talvolta ci tradiscono. Ma lo fanno forse perché gli altri, perché chi abbiamo intorno, perché la società, tutti imparino e ricordino che occorre rispettarli, e prendersene cura.