Ergastolo confermato per Innocent Oseghale, il nigeriano accusato di aver violentato, ucciso e fatto a pezzi il corpo della 18enne romana Pamela Mastropietro, lasciandola poi sul ciglio di una strada di campagna, fuori Macerata, in due trolley. Ieri la Cassazione ha emesso la sentenza definitiva sul delitto macabro commesso il 30 gennaio del 2018.
"Aspettavo questo momento da sei anni, ma la mia battaglia non finisce qui" ha commentato commossa la mamma di Pamela, Alessandra Verni, sostenuta dai familiari ma anche dalla mamma di Desirée Mariottini e da Pietro Orlandi, fratello di Emanuela. Pamela, una ragazza affetta da un disturbo della personalità e tossicodipendente, era arrivata alla comunità Pars di Corridonia per tentare un recupero. Ma il 29 gennaio riuscì ad allontanarsi e arrivò a Macerata, decisa a tornare a casa. Perso il treno della mattina, andò ai giardini Diaz dove incontrò Innocent Oseghale, uno spacciatore, che le rimediò una dose di eroina e la ospitò in casa sua, in via Spalato. Qui la sfortunata ragazza fu violentata, uccisa con due coltellate al fianco, fatta a pezzi, lavata con la candeggina, chiusa in due trolley e poi, di sera, lasciata sul ciglio di una strada isolata. La mattina dopo, le valigie furono trovate e nel giro di qualche ora Oseghale fu arrestato.
In primo grado, la corte di assise di Macerata lo aveva condannato all’ergastolo, pena confermata anche in appello ad Ancona. Ma in Cassazione, a febbraio 2022, i giudici accolsero in parte il ricorso degli avvocati difensori Simone Matraxia e Umberto Gramenzi, chiedendo alla corte d’appello, questa volta di Perugia, di rivalutare il reato di violenza sessuale. L’appello bis ha confermato anche quella condanna, ribadendo dunque l’ergastolo, e ieri il procedimento è tornato alla Cassazione.
"La sussistenza della violenza sessuale si basa sulla prova logica – ha detto ieri in aula il sostituto procuratore generale Maria Francesca Loy –. Secondo le sentenze passate in giudicato ‘nella ricostruzione dei fatti è smentito che il rapporto sessuale fosse avvenuto nel sottopasso vicino ai giardini, ed è pacifico e motivato che si è verificato nell’abitazione. Non c’è spazio per diverse ricostruzioni" ha concluso, escludendo che il rapporto potesse essere consensuale. "La violenza sessuale è l’unico movente dell’omicidio" ha aggiunto l’avvocato Marco Valerio Verni, parte civile per la famiglia e zio della ragazza uccisa.
Gli avvocati difensori Gramenzi e Matraxia hanno, invece, insistito sull’impossibilità di provare quel reato, da cui Oseghale avrebbe dovuto essere assolto, con un massiccio sconto di pena. Ma la Corte ha ritenuto dimostrata l’aggravante della violenza e ha confermato l’ergastolo al nigeriano, detenuto a Forlì e ieri assente in aula. "Questa è una vittoria per Pamela e il suo papà Stefano, che sono in cielo – ha dichiarato Alessandra Verni fuori dal Palazzaccio –. Ora chiedo a Oseghale di pentirsi e di dire chi era con lui. Non voglio che esca di prigione tra soli 10 anni". La mamma ha voluto anche indirizzare alcune parole alla famiglia di Giulia Tramontano: "Combattete e non mollate mai".