Venerdì 10 Maggio 2024

Insultata l'infermiera prima vaccinata contro il Covid in Italia. "Vediamo quando muori"

Sul web Claudia Alivernini è finita nel mirino di negazionisti e no-vax. La giovane aveva scelto di cancellare i suoi profili social per tutelare la sua sicurezza

Claudia Alivernini, l'infermiera prima vaccinata in Italia (ANSA)

Claudia Alivernini, l'infermiera prima vaccinata in Italia (ANSA)

Roma, 29 dicembre 2020 - Il suo volto, o meglio i suoi occhi e la parte visibile con la mascherina, sono diventati il simbolo della campagna di vaccinazione anti Covid in Italia. Nel mondo virtuale, invece, Claudia Alivernini, l'infermiera a cui per prima è stato somministrato il siero Pfizer-Biontech, ha ricevuto gravi minacce di morte e una pioggia di insulti da parte dei no vax."E ora vediamo quando muori", è un esempio di quello che le scrivono sul web i negazionisti e i contrari alla vaccinazione per sconfiggere il virus del Covid.

Il bollettino Covid del 29 dicembre

I messaggi sono comparsi numerosi sui profili istituzionali che hanno diffuso la notizia della sua vaccinazione avvenuta il 27 dicembre, il giorno del Vaccine Day europeo, all'Istituto Spallanzani di Roma. Quel giorno Claudia Alivernini aveva detto: "Vaccinarsi è un atto d’amore e di responsabilità nei confronti della collettività. Con orgoglio rappresento tutti gli operatori sanitari che come me sono stati in prima linea durante questa pandemia".

image

Per tutelare la sua privacy ed evitare prevedibili pressioni o sgraditi intrusioni, l'infermiera aveva preventivamente bloccato tutti i suoi profili social alla vigilia del V-day. Non è bastato: sono stati creati due profili social falsi col suo nome e la sua immagine e per questo Alivernini starebbe valutando anche una denuncia alla polizia postale.

"Chi ha preso di mira con ingiurie e minacce Claudia Alivernini è il prodotto di una subcultura pericolosa che antepone surreali teorie complottiste ai progressi scientifici che sono alla base dello sviluppo delle nostre società. Claudia, io sono al tuo fianco". Così il ministro per i Rapporti col Parlamento, Federico D'Incà, su twitter. 

Il direttore sanitario dell'Inmi Spallanzani di Roma, Francesco Vaia, ha poi commentato l'episodio che ha coinvolto la giovane infermiera scrivendo sulla sua pagina Facebook: "Ho incontrato stamattina Claudia per incoraggiarla dopo le varie fake news ed attacchi. Non ce n’è stato bisogno. Claudia sta bene, come tutti gli altri vaccinati, è di ottimo umore ed è sempre più convinta della sua scelta: atto d’amore per sé, per i suoi cari, per i pazienti, per il Paese.

Supporto nei confronti della giovane professionista anche da parte dei sindacati. "Tutta la nostra solidarietà e il nostro sostegno all'infermiera oggetto di un'aggressione inaccettabile sui social network. Le gravissime minacce di morte che le sono state rivolte nulla hanno a che vedere con la libertà di opinione o di critica ma rappresentano solo atti ignobili e vili". Lo sottolineano in una nota il sindacati Fp Cgil nazionale e la Fp Cgil di Roma e Lazio. "Claudia è esempio di come gli operatori sanitari tutti siano stati, siano e saranno, in prima linea nell'affrontare l'emergenza pandemica - prosegue il sindacato - Che gli operatori sanitari siano tra i primi destinatari del vaccino è segno della centralità e dell'importanza riconosciuta a chi lavora al servizio della salute di tutti, quindi della complessiva necessità di investire e potenziare il sistema sanitario con più assunzioni e maggiore sicurezza".

Ventinove anni, laureata in Scienze Infermieristiche, Claudia Aliverani è stata in prima fila contro il Covid e fa parte delle Uscar del Lazio, le unità speciali che si occupano anche delle cure a domicilio e di tutti i fronti sul terreno, dai drive in per i tamponi alle zone rosse. Ora è il negazionismo a darle battaglia.