Giovedì 7 Novembre 2024
NICOLA PALMA
Cronaca

Inchiesta sulle curve. Faida tra gli ultrà, il pm è sotto scorta

Le indagini coinvolgono diverse famiglie della criminalità organizzata. Due finanzieri e un’auto non blindata per proteggere il magistrato Storari.

Inchiesta sulle curve. Faida tra gli ultrà, il pm è sotto scorta

Dopo l’inchiesta sugli ultras, una scorta di quarto livello, con due agenti armati e una macchina per almeno sei mesi è stata assegnata al pm della Dda di Milano, Paolo Storari

Due finanzieri armati e una macchina non blindata per almeno sei mesi. Da oggi il pm Paolo Storari, co-titolare dell’indagine che otto giorni fa ha smantellato le curve di Inter e Milan, avrà una scorta di quarto livello effettuata da militari delle Fiamme gialle, come richiesto nei giorni scorsi dal procuratore capo di Milano Marcello Viola. La decisione è stata formalizzata nella tarda mattinata di ieri, al tavolo della Riunione tecnica di coordinamento presieduta a Palazzo Diotti dal prefetto Claudio Sgaraglia e a cui hanno preso parte anche il questore Bruno Megale, i comandanti provinciale di Arma dei carabinieri e Finanza Pierluigi Solazzo e Andrea Fiducia e la procuratrice generale presso la Corte d’Appello Francesca Nanni. La protezione personale del magistrato è stata assegnata non per le eventuali minacce legate al lavoro che sta portando avanti (al momento non risulta ne siano state recapitate), bensì alla sovraesposizione mediatica inevitabilmente generata da un’inchiesta che ha fatto emergere la presunta penetrazione della ’ndrangheta (in particolare del clan Bellocco della piana di Gioia Tauro) ai piani altissimi del tifo organizzato di fede nerazzurra (il rampollo Antonio era parte di un triumvirato completato da Andrea Beretta e Marco Ferdico) e i legami tra alcuni esponenti della Sud milanista e personaggi legati alla criminalità organizzata.

Gli accertamenti investigativi di Squadra mobile e Sco, coordinati da Storari e dalla collega Sara Ombra (a sua volta da tempo sotto scorta per altre inchieste sulle mafie), hanno acceso i riflettori sull’intero indotto nero del Meazza, documentando introiti illeciti in vari settori: dal bagarinaggio al secondo anello alle minacce agli steward per consentire l’accesso allo stadio a spettatori con tagliandi intestati a qualcun altro; dalle pressioni sugli addetti di società che avevano in appalto il catering ai soldi incassati da un imprenditore che gestiva i parcheggi di San Siro (e che a sua volta si faceva proteggere da uno degli arrestati, Giuseppe Caminiti, in cella anche per un omicidio rimasto senza colpevoli per 32 anni). Insomma, un’indagine che ha scandagliato a 360 gradi il mondo ultrà, partita dopo la morte di Daniele Belardinelli durante gli scontri tra interisti e napoletani della sera del 26 dicembre 2018 e passata attraverso gli omicidi del capo curva Vittorio Boiocchi il 29 ottobre 2022 e di Antonio Bellocco il 4 settembre scorso (assassinato da Beretta, che aveva saputo che il rivale stava pianificando il suo assassinio per divergenze sulla spartizione dei soldi). Un’indagine che ha evidenziato anche rapporti tra alcuni dei leader del tifo organizzato rossonerazzurro e tesserati delle due società milanesi: sotto la lente dei pm sono finite in particolare alcune telefonate tra Marco Ferdico e l’allenatore dell’Inter Simone Inzaghi (contattato dal capo ultrà per intercedere con il club per i biglietti della finale di Champions League 2023), nonché gli incontri dello stesso Ferdico e di Mauro Nepi con l’ex calciatore nerazzurro Milan Skriniar (prima che quest’ultimo si trasferisse al Psg) e quello tra il capitano del Milan Davide Calabria e il leader indiscusso della Sud Luca Lucci in un bar di Cologno Monzese che era diventato il quartier generale del ’Toro‘.