Eduardo Montefusco, 70 anni ad agosto, cavaliere del lavoro, è proprietario e presidente di Rds Radio Dimensione Suono (6 milioni di ascoltatori giornalieri).
Come è iniziata l'avventura di Rds? "Era il 1978 e Rds era una radio di quartiere. Avevamo un piccolo trasmettitore nella zona della Balduina, un piccolo traliccio sul colle di Roma. Non potevamo permetterci qualcosa di più potente, collocato sulle montagne. Il trasmettitore era a valvole e ogni tanto, per la polvere, per il surriscaldamento, si bloccava. Allora occorreva dare un calcio per farlo ripartire". Vi finanziavate con la pubblicità molto locale... "Era durissima, erano almeno 150 quelli che battevano il quartiere per lo stesso motivo. Io giravo con la mia valigetta per Prati. I nostri clienti erano negozi di mobili, concessionari, supermercati. Una grande spinta venne da un gioco che facevamo al mattino, Tiro al Venti: erano gli stessi clienti che dovevano rispondere alle domande. Se indovinavano, vincevano 5 spot. Un modo per farsi conoscere. Poi arrivavo io e riuscivo a fargli sottoscrivere un contratto mensile". Chi erano i vostri concorrenti più agguerriti? "Allora era Radio Lazio, la radio di Claudio Villa. Tra i conduttori c'era la sora Lella, che poi divenne un personaggio e aprì un ristorante molto famoso a Roma". Quali personaggi ingaggiò per 'illuminare' la radio? "Negli anni '90 riuscii a convincere a collaborare Maurizio Costanzo. Andava in onda con 'Il taccuino' alle 10 di mattina. Quando venni a sapere dell'attentato che la mafia gli aveva teso, pensai che non sarebbe venuto. Invece alle 9.45, puntualissimo, suonò al citofono. La sua scomparsa mi addolora, gli volevo molto bene". Altri nomi illustri che entrarono nei vostri corridoi? "Roberto Giacobbo, andava in onda di notte. Una volta, nel suo programma, Pino Locchi, il doppiatore di Sean Connery, parlò alla radio fingendosi proprio l'attore scozzese. Quando uscì, in piena notte, trovò tre signore che l'aspettavano, credendo che ci fosse davvero Sean Connery". A Milano intanto crescevano altre radio... "Claudio Cecchetto stava creando le sue radio legate a una tendenza milanese, aveva più manovrabilità nel creare personaggi. Invece su Roma come esempio avevamo la radio della Rai. Non dico che la copiavamo, ma ci ispiravamo a quello stile istituzionale, dizione corretta, più decoro, eravamo super-professionali. Se nell'ultimo anno abbiamo incrementato l'ascolto del 12% significa che il pubblico apprezza". Le radio sono sempre un covo di mattacchioni goliardi. Qualche scherzo l'avrete fatto anche voi... "Avevamo Joe Violanti, che purtroppo è scomparso proprio di recente. Era un bravissimo imitatore, e il suo cavallo di battaglia era Nichi Vendola. Il 2 giugno, con la voce dell'allora presidente della Regione Puglia, riuscì a farsi passare il Presidente Napolitano, dicendo di voler installare un proprio banchetto sui Fori Imperiali, a margine della Festa vera e propria della Repubblica. Probabilmente Napolitano intuì lo scherzo, ma al momento rimase interdetto. Io fui convocato d'urgenza a Roma, alla sede della radio, e mi trovai a dover dare spiegazioni agli uomini del Presidente. Ma io non ne sapevo nulla! Avevano fatto tutto a mia insaputa. Ascoltai la puntata ed era davvero irresistibile, ma non la mandammo mai in onda". Con Enrico Mentana avete puntato anche sull'informazione... "La nostra è una radio d'evasione, ma l'ascoltatore viene comunque puntualmente informato. Mentana ha 6 interventi al giorno, ma come fa? Mi dicono che a volte interrompe la riunione per pochi minuti, fa l'intervento e poi riprende. Quell'uomo non è multitasking, è multicervello". Avete avuto molti ospiti che in seguito sono diventati illustri... "Paolo Vasile, che dirigeva il centro Palatino di Finivest a Roma, mi disse che gli sarebbe piaciuto tenere un programma di notte. A quell'ora l'ascoltatore è più attento, vuole compagnia, c'è meno musica. Paolo mi disse che avrebbe voluto come ospite un critico d'arte, gli risposi che era un'ideona, e così cominciarono. Era Vittorio Sgarbi. Andavano in onda da mezzanotte alle 3 e posso dire che forse fu in quel periodo che Sgarbi testò le sue potenzialità. Più di una volta fummo costretti a chiamare le forze dell’ordine per evitargli problemi". Rds prosegue di padre in figlio... "Ho cinque figli, tutti appassionati di radio di cui tre lavorano con me. Quando avevano 12-13 anni, ogni tanto di domenica dicevo loro: 'Andiamo a fare un giro, vi porto a vedere un bel panorama. Li caricavo in macchina e andavamo in montagna. 'Papà', protestavano, 'non ci porti mai al mare!'. Per forza: andavo in montagna per cercare i tralicci che volevo comprare per diffondere il segnale di Rds, oggi ne abbiamo circa mille".