"Ci penso fin da bambino: oggi mi sento fortunato a coronare un sogno". È vero, il sogno vero era quello di correre la Dakar insieme: padre e figlio. Sarebbe stato così se non fosse stato per quella maledetta duna in Mauritania che l’11 gennaio 2005 si portò via Fabrizio Meoni, vincitore della Dakar nel 2001 e nel 2002. Il figlio Gioele allora aveva soltanto 13 anni e lo seguiva alla tv da Castiglion Fiorentino. Ora Meoni junior di anni ne ha 32, ma non si è scordato di quel patto fatto con il babbo: quello di correre con Fabrizio la corsa del deserto, chilometro dopo chilometro, duna dopo duna. Oggi Gioele è in Arabia Saudita e domani partirà per il prologo del rally più bello e massacrante del mondo. Lo farà (anche) per portare avanti una missione umanitaria: metterà all’asta la moto su cui gareggerà per proseguire quei progetti scolastici che il padre aveva avviato in Senegal. Il progetto si chiama Dakar4Dakar e, per usare parole sue, "la gara è il mezzo, la solidarietà è il fine".
Meoni, come sono andati questi primi giorni in Arabia Saudita?
"Diciamo che sono stati giorni di ambientamento. Sono qui per la prima volta ed è un mondo parallelo. Emozione? Tantissima. È un sogno che si avvera: ho pensato mille volte a come poteva essere questa realtà e finalmente la tocco con mano. Oggi mi hanno chiamato in conferenza stampa, non era previsto il mio intervento ma mi hanno dato parola. Così ho potuto raccontare il sogno che avevo con mio padre. Fisicamente lui non è con me ma sono certo che mi aiuterà lo stesso".
Quale traccia ha lasciato suo padre Fabrizio?
"Tutti coloro che ho incontrato qua, i campioni di ieri e oggi, si ricordano di lui. In tanti vengono da me e mi salutano: mi dicono che da piccoli erano suoi tifosi, mi fanno i complimenti per essere suo figlio e mi chiedono curiosi del progetto. Vedere questo affetto mi riempie di emozione".
Trent’anni fa, sotto l’albero il suo babbo Fabrizio le aveva fatto trovare la sua prima moto. Fu amore a prima vista.
"Sono cambiate tante cose ma di certo non è cambiata la passione per le moto. Da piccolo vivevo la Dakar come un sostenitore: ero il primo fan di mio babbo e tutte le sere all’inizio di ogni anno guardavo gli aggiornamenti delle gare in tv. Lui però mi diceva sempre: ‘Devi andare in moto soltanto se ti piace’, non perché dovessi necessariamente seguire le sue orme".
L’Africa, oggi, è lontana ma correrà comunque per il Senegal...
"Esatto, ho lanciato una raccolta fondi online. L’obiettivo è raccogliere 35mila euro che serviranno per acquistare la Ktm su cui correrò la Dakar che verrà poi rivenduta all’asta. Tutto il ricavato andrà alla Fondazione Fabrizio Meoni Onlus per portare avanti altri progetti scolastici nella provincia di Dakar, in Senegal dove, prima Fabrizio e poi la Fondazione, hanno costruito quattro scuole che nel tempo hanno dato un banco a oltre duemila bambini. Chiunque può contribuire a Dakar4Dakar facendo una donazione in rete".
Stanotte riuscirà a dormire?
"Già ieri ho avuto difficoltà a dormire in tenda... diciamo che l’emozione c’è e non la nascondo così come un po’ di paura. Cerco però di sdrammatizzare e di rimanere concentrato. Come ho promesso a casa, il mio obiettivo è arrivare in fondo, senza strafare".