di Nina Fabrizio
CITTÀ DEL VATICANO
Papa Francesco torna dal viaggio-lampo di tre giorni in Ungheria con un risultato in tasca: "Abbiamo parlato della pace, dei canali di dialogo, non certo di Cappuccetto Rosso. A tutti interessa la strada della pace e io sono disposto a fare tutto il necessario. Adesso è in corso una missione: per ora non è pubblica, ne parlerò quando sarà pubblica", rivela con la consueta franchezza ai giornalisti a bordo dell’aereo papale di ritorno da Budapest a proposito dei colloqui avuti sia con il premier ungherese, Viktor Orban, ‘disallineato’ rispetto alla linea europea dell’invio massiccio di armi a Kiev, sia con il metropolita ortodosso Hilarion, personalità vicina al patriarca russo Kirill, anche se non più ‘in auge’ come un tempo.
Non entra di più nei dettagli Bergoglio ma tanto basta per dedurne che un piano di pace o quanto meno di ‘cessate il fuoco’ targato Santa Sede è stato appoggiato dal Papa sul tavolo di Orban con la speranza che l’Ungheria, come richiamato anche più volte nei discorsi del Pontefice in questa tre giorni, possa fare da “ponte” con Mosca. Tanto più che sempre rispondendo alle domande dei giornalisti, Francesco ha anche assicurato che l’incontro con Kirill, ‘contraltare’ religioso del presidente russo, Vladimir Putin, "si farà" anche se il preannunciato faccia a faccia dello scorso anno saltò proprio a causa dello scoppio della guerra e i rapporti ecumenici sembravano fortemente minacciati.
"Credo che la pace si faccia sempre aprendo canali, mai si può fare una pace con la chiusura. Invito tutti ad aprire rapporti – ha rilanciato Francesco –. Lo stesso discorso che ho fatto in genere, l’ho fatto con Orbán e l’ho fatto un po’ dappertutto". Il Pontefice ha poi assicurato l’impegno diplomatico del Vaticano per la restituzione dei bimbi ucraini deportati nel conflitto. "È un problema di umanità prima che un problema di un bottino di guerra". Significative anche le parole sui migranti, sempre sulla linea dell’accoglienza e delle porte aperte ma con un nuovo monito all’Europa: "L’immigrazione è un problema che l’Europa deve prendere in mano. Sono cinque i Paesi che soffrono di più: Cipro, la Grecia, Malta, l’Italia e la Spagna. Se l’Europa non si fa carico di questa situazione, il problema sarà di questi soltanto. L’Europa deve far sentire che l’Unione europea è anche in questo".
Un riferimento anche ai problemi demografici e di denatalità di Italia e Spagna in particolare su cui il Papa afferma: "Un programma migratorio, ma ben portato avanti con il modello che alcuni Paesi hanno avuto con la migrazione, per esempio la Svezia, può aiutare anche questi Paesi che hanno una bassa percentuale di nascite". Infine, un commento sul suo ricovero inaspettato al Gemelli dopo tante speculazioni sulla sua salute: "Non ho perso i sensi".