Mercoledì 24 Aprile 2024

Il caso Fedez fa comodo ai partiti Riparte la lotta per controllare la Rai

Polemiche dopo le accuse di una presunta censura. Il Pd attacca, Conte chiede la riforma, Salvini un nuovo ad

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di Elena G. Polidori

È un film che si ripete da decenni e il “caso Fedez”, esploso al concertone del 1° maggio su Rai3, è lì a dimostrare che la tradizione non si smentisce mai. A un solo mese dal rinnovo dei vertici della tv pubblica, oggi ancora espressione del governo Conte I, con l’ad Fabrizio Salini nominato dai 5 stelle e il presidente, Marcello Foa, uomo vicino a Matteo Salvini, ecco che il caso di presunta censura contro il rapper milanese e le sue parole contro il ddl Zan dal palco della manifestazione sono diventate l’atteso pretesto per riaccendere i riflettori (e mostrare gli appetiti dei partiti) sul prossimo controllo della tv pubblica. Guarda caso proprio mentre Mario Draghi – a quanto si apprende da fonti di governo – stava invece pensando di prorogare l’attuale cda almeno fino alla fine dell’anno per evitare un fronte polemico interno al governo durante la pandemia; un pensiero evidentemente non condiviso da parti consistenti della maggioranza che lo sostiene.

D’altra parte, il “caso Fedez” è stato cavalcato in modo diverso dai diversi contendenti alla stanza dei bottoni di viale Mazzini. Salvini, attaccato in modo diretto da Fedez (il leader della Lega era stato preavvertito, in mattinata, del contenuto del testo dell’intemerata del rapper, direttamente dai piani alti della tv pubblica, ndr) ha cercato in ogni modo di scrollarsi di dosso l’accusa di essere il censore ombra (tramite il presidente della commissione Giustizia del Senato, il leghista Andrea Ostellari), del ddl Zan contro l’omofobia. "Litigare non serve, è un momento drammatico – ha offerto il rametto d’ulivo il Capitano – io cerco di costruire, di proporre. Non ho nessun tipo di problema. Fedez ha reso pubblica una telefonata con una dirigente Rai (Ilaria Capitani, ndr) che era la portavoce di Veltroni, ex segretario del Pd. Si mettessero d’accordo loro". Ma poi, consapevole della posta in palio, ci ha ripensato: "Rai, anche ieri evidenti i danni della sinistra lottizzatrice – ha attaccato – il prossimo ad sia interno e meritevole, senza tessere, parentele o amicizie importanti e sponsor di sinistra".

Fedez, dunque, usato come pretesto per riaccendere lo scontro sul controllo politico della tv pubblica? Il quadro regala una foto di una lotta tutti contro tutti nella maggioranza. Il Pd (con il segretario Letta in testa) vuole che i vertici di viale Mazzini chiedano "scusa" per la censura denunciata dal cantante, mentre i grillini alzano la posta, con Giuseppe Conte che addirittura rispolvera un progetto sulla Rai vecchio di vent’anni: "Istituire una Fondazione che offra le necessarie garanzie di autorevolezza e pluralismo e diventi l’azionista di riferimento della Rai". Da Forza Italia, si rivendica invece il diritto di criticare non solo il ddl Zan, ma anche quello di riforma Rai di iniziativa dem (la firma Valeria Fedeli), mentre all’opposizione Giorgia Meloni se la ride: "È divertente vedere il cortocircuito di certa sinistra che si straccia le vesti sulla censura ma poi sponsorizza proposte di legge che limitano la libertà d’espressione".

Dalla Vigilanza Rai si fa poi sapere che il direttore di Rai3, Franco Di Mare, sarà convocato per fornire spiegazioni sull’accaduto, mentre la renziana Teresa Bellanova ieri lamentava: "Mi auguro che si possa procedere al cambio di vertici".

Insomma, Fedez, l’omofobia e tutto il resto sono già nel dimenticatoio, mentre le poltrone Rai sono ancora lì. Che aspettano, come sempre, il ’lottizzatore’ del momento.