di Riccardo Jannello
Adolescenti violente, che cosa sta accadendo? Cerchiamo di capirlo con la professoressa Laura Parolin, docente di psicologia a Milano-Bicocca, terapeuta, presidente dell’Ordine degli psicologi della Lombardia e vice presidente nazionale.
Professoressa, che succede nella mente delle ragazze?
"Bisogna studiare il contesto sociale e familiare. Ma possiamo dire che cosa accomuna queste drammatiche storie: un’evidente escalation di violenza".
Che cosa la scatena?
"La diminuita capacità di controllarsi. Le ragazzine vivono o frequentano luoghi nei quali si insegna sempre meno ad avere a che fare con le proprie emozioni e a come ci si deve regolare in un impulso esagerato".
Un male dell’adolescenza?
"Sì, è l’età dell’impulsività; gli adulti dovrebbero insegnare ai ragazzi ad avere fra loro un contatto più maturo".
Come li possiamo aiutare?
"Con la prevenzione a scuola, che era uno degli obiettivi da noi proposti e che stenta a decollare mentre in quasi tutta Europa già funzionano gli psicologi scolastici con progetti adeguati".
La chiusura è totale?
"No, alcune scuole hanno agito e i risultati si sono avuti. Ma l’intervento degli psicologi non si può lasciare alla disponibilità e alla volontà di singoli dirigenti scolastici. Non è la discrezionalità che fa funzionare un intervento di prossimità efficace".
Lo psicologo andrà nella classe delle tre ragazzine coinvolte sabato nell’episodio più grave. Può servire?
"Si interviene solo quando avviene la disgrazia, ma lavorare a caldo non funziona, è molto più utile ragionare con calma prima dell’emergenza. Se vogliamo essere ottimisti diciamo che il pompiere che spegne il fuoco è meglio di niente. Ma ci vuole una strategia preventiva".
I fondi ci sono?
"Sì, previsti dal piano Colao presente nel Pnrr".
Un intervento diretto solo agli studenti?
"A ragazzi, insegnanti, famiglie. Costruire un circuito virtuoso che affronti violenza, sessualità, dipendenze con un lavoro organico e non affidato a un estraneo che arriva all’improvviso".
Rimane la domanda di fondo: perché questa violenza al femminile?
"Bisogna capire se due casi fanno una generazione. Io penso che gli adulti non si occupano di loro e non ne capiscono le preoccupazioni".
Quali, professoressa?
"Di essere caricate di aspettative senza educazione. Gli insuccessi, come un quattro a scuola, provocano angoscia e quindi disregolano. Così aumenta la tensione contro di sé e gli altri con conseguenze spesso drammatiche, anche il suicidio".
Quanto ha influito la pandemia?
"Tanto, troppo. Questa generazione esce da due anni di restrizioni assolute e di occasioni perdute di maturazione sociale. E le conseguenze ce le porteremo dietro a lungo".