Domenica 5 Maggio 2024

"Ho lasciato cadere Samuele E sono andato a mangiare la pizza"

Il racconto agghiacciante del domestico al gip. Ma per il magistrato il movente resta ancora da accertare

di Nino Femiani

"Ad un tratto l’ho preso in braccio e sono uscito fuori al balcone .... Giunto all’esterno, con il bambino tra le braccia, mi sono sporto e ho lasciato cadere il piccolo. Ho immediatamente udito delle urla provenire dal basso e mi sono spaventato, consapevole di essere la causa di quello che stava accadendo….". Farfuglia davanti agli agenti allibiti, Mariano Cannio, il domestico di 38 anni accusato dell’omicidio di Samuele Gargiulo, 4 anni tra un mese. Suda, si ferma, abbassa il capo, poi continua il racconto da brividi: "Sono fuggito a casa e, dopo alcune ore, sono andato a mangiare una pizza nella Sanità".

Agghiaccianti parole, messe nero su bianco, nel primo interrogatorio di venerdì 17 settembre. Il resoconto di Cannio è freddo, sconcertante, emerge che è stato lui a lasciar cadere il piccolo "Samu" dal terzo piano della casa di via Foria dove l’uomo svolgeva occasionali lavori di pulizia.

Nell’interrogatorio successivo, dopo il fermo operato dalla pm Barbara Aprea, il "puliziere", come lo chiamavano alla Sanità, assistito dall’avvocato d’ufficio, dà una versione "rettificata", facendo leva su un malore, un capogiro che avrebbe condizionato il suo agire. "Fuori al balcone, avevo sempre il piccolo in braccio, ma appena sono uscito in prossimità della ringhiera, ho avuto un capogiro. Mi sono affacciato dal balcone mentre avevo il bambino in braccio perché udivo delle voci provenire da sotto. A questo punto ho lasciato cadere il bambino di sotto". Anche la cronaca del "dopo" appare discorde. Venerdì raccontò, in sede di sommarie informazioni, di avere fatto ritorno nella sua abitazione dopo la tragedia. Non è affatto vero perché fu rintracciato dai poliziotti in un appartamento diverso dal suo nel quale gli agenti sono riusciti a entrare solo con uno stratagemma, fingendo di essere operatori dell’Enel.

Anche lo scandire di quelle ore tragiche, passate a ‘riflettere’ su quanto era accaduto, non collima tra il prima e il dopo: "Mi sono steso sul letto – aveva riferito – e ho iniziato a pensare a quello che era accaduto. Dopo sono sceso e sono andato a un bar in via Duomo e ho preso un cappuccino e un cornetto, poi sono rientrato a casa dove mi avete trovato". Prima riferisce di una pizza, poi di un cornetto e un cappuccino ("una fame nervosa", la definisce), quasi non gli importasse nulla di quella piccola vita spezzata, e non avvertisse alcun dolore per la tragedia causata a una famiglia.

Al termine dell’interrogatorio di garanzia nel carcere di Poggioreale, la gip Valentina Gallo, ritenendo "non pienamente accertato" il movente di un gesto che definisce di "estrema gravità", dispone la misura cautelare in carcere per omicidio volontario aggravato, ravvisando il pericolo di fuga, visto che già venerdì si era sottratto alla polizia che lo stava cercando dopo che la mamma di Samuele, Carmen Razzano, aveva indirizzato su di lui i sospetti.

Ieri davanti alla gip, Cannio ha ribadito l’ipotesi del malore per un disturbo caratterizzato da alterazione del pensiero, poi è rimasto in silenzio. Lasciando intendere che il suo gesto è stato dettato da patologie che modificano le sue percezioni emotive. L’avvocato Mariassunta Zotti, che ora ne ha assunto il patrocinio, intende probabilmente giocare la sua difesa su questo e chiedere un incidente probatorio finalizzato a verificare se Cannio era capace di intendere al momento del fatto e se è una persona socialmente pericolosa. Qualora venga accettato il contraddittorio sulla non imputabilità e sulla pericolosità sociale, potrebbe essere applicata la misura della sicurezza personale, ovvero l’uscita dal carcere e il ricovero in una clinica psichiatrica.

lntanto il marciapiede in via Foria, su cui è precipitato il piccolo Samuele, è un tappeto di fiori bianchi, santini e peluche. Al centro una foto in cui il piccolo sorride e indossa la maglia del Napoli, attaccati al muro dei palloncini bianchi. Il via vai di chi vuole lasciare un proprio segno di vicinanza alla famiglia, molto conosciuta in zona, non si ferma mai. Tanta è anche la rabbia della gente per i video che sono stati diffusi in questi giorni sui social. In uno, comparso per poche ore, Carmen tiene abbracciato Samuele in fin di vita. "È uno schifo – dice una donna -, non c’è un briciolo di umanità e minimo di vergogna". Rabbia che si manifesta quando un passante tira fuori il cellulare e inizia a filmare l’altarino: viene subito ‘invitato’ a cancellare le immagini e ad andarsene.