Helsinki come Kiev, non è più aria di neutralità

Cesare

De Carlo

La storia della Finlandia fa rima con quella dell’Ucraina. Merita accennarne, ora che la sua neutralità, la poco lusinghiera "finlandizzazione",

si avvia alla fine. Il suo presidente Sauli Niinisto, che guida la politica estera, sta per chiedere l’ingresso nella Nato.

La Finlandia ha subìto analoghe, tragiche esperienze.

Eccole per sommi capi.

Fu invasa dalla Russia comunista nel novembre 1939, due mesi dopo l’invasione della Polonia da parte della Germania nazionalsocialista. Per secoli era stata sotto dominazione svedese e poi russa. Così come l’Ucraina era stata per secoli sotto la Russia zarista e sovietica. La Finlandia divenne indipendente nel 1918. L’Ucraina nel 1991 dopo la dissoluzione dell’Urss.

Putin e Stalin sono accomunati da errori strategici, impreparazione militare, intelligence inattendibile, brutalità contro i civili. A Stalin fu fatale perché di fronte alla disastrosa campagna dell’Armata Rossa, Hitler rinnegò il patto infame Molotov-Ribbentrop e lanciò l’Operazione Barbarossa. Avrebbe detto Kruscev: demmo l’impressione che l’Urss fosse un colosso con i piedi d’argilla. Putin sta determinando il probabile ulteriore allargamento della Nato, che ha già ingoiato tutti i Paesi dell’ex Patto di Varsavia. Oggi la Finlandia. Domani forse la Svezia.

L’invasione della piccola Finlandia si sarebbe dovuta concludere in una decina di giorni. Quella dell’Ucraina in due o tre. La prima ne durò cento. La seconda sinora 46. Scrisse nelle memorie il generale finnico Mannerheim, che aveva servito nell’esercito zarista: non immaginavo che noi fossimo così valorosi e i russi così inetti. Montanelli ci ha lasciato pagine indimenticabili.

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