"Una guerra di sguardi". Luigi Riello (nella foto), procuratore generale della Repubblica di Napoli, aveva usato questa frase, l’altro giorno, per spiegare a che livello si sia abbassata la soglia della provocazione, a Napoli, per scatenare la violenza tra i giovani, che sempre più spesso escono di casa armati. Basta un nonnulla. "Uno sguardo di troppo", come scrivono i carabinieri nell’ennesimo bollettino. Tre feriti, nella notte della movida, nel centro della città. Per fortuna nessuno è grave, ma quando si tratta di coltelli è questione di centimetri. Il primo episodio verso le 23, quartiere Porto. Un 14enne, in compagnia di amici, è stato aggredito da altri suoi coetanei con calci e pugni. Ha riportato un trauma cranico. Il motivo delle botte sarebbe stato appunto uno sguardo insistito, percepito come una intollerabile provocazione. Passa un’ora, è mezzanotte, e lo "sguardo di troppo" si sposta in via San Carlo. Stavolta le vittime sono due, hanno 17 anni. Ai carabinieri raccontano che, mentre erano con degli amici ai Quartieri spagnoli sono stati aggrediti da un gruppo di ragazzini armati di coltelli. Due episodi, che si accompagnano ad altri che si spiegano con quel "deserto di valori" di cui parla il procuratore generale Riello, secondo cui "si deve lavorare per bonificare e diffondere la cultura della legalità".
Cronaca"Guerra di sguardi" Napoli, tre minori feriti La magistratura: "Deserto culturale"