"Se vedessi Filippo? Il danno ormai lo ha fatto. Non avrei nulla da dirgli". Quando arriva alle 8,30 per la prima udienza in tribunale a Venezia, Gino Cecchettin non vuole parlare con i giornalisti. Con lui ci sono la nonna di Giulia Carla Gatto e uno zio della vittima: il padre indossa un vestito blu e una spilla con l’immagine di Giulia e la scritta ’Vola in alto Giulia – Noi con te’: "Per me è doveroso essere qui, si tratta di mia figlia. Non c’è giorno in cui non pensi a lei e a tutto quello che ho perso con lei", dice poi alla fine dell’udienza. E spiega che i fratelli, Elena e Davide, non sono voluti venire: "Stamattina a casa non ho parlato del processo, ho salutato tutti come ogni giorno e sono venuto qui".
In una pausa dell’udienza ai giornalisti dice: "Non mi auguro nessuno tipo di vendetta o di favore sono sicuro che i giudici decideranno al meglio. Ho piena fiducia nelle istituzioni, la pena che decideranno i giudici sarà quella giusta". Però, spiega, "essere qui rinnova il mio dolore, oggi non sto sicuramente bene e non c’è giorno che non pensi alla mia Giulia. Oggi esserci è atto dovuto e di rispetto nei confronti della corte, poi deciderò di volta in volta. Mi auguro che sia un processo giusto". Sulla scelta dell’imputato di non venire alla prima udienza prima dice: "Essere o non essere in aula è una sua scelta, non sta a me giudicare". Poi, quando gli chiedono se ha "paura" di poter incrociare in aula una prossima volta gli occhi di Filippo Turetta, risponde: "Perché dovrei aver paura? A Filippo non avrei niente da dire".
Mentre secondo Gatto, Turetta sarebbe dovuto venire in aula: "Non mi chieda che pena mi aspetto perché non sono un giudice e non intendo giudicare nessuno. Io sarei stata presente, nonostante tutto, ma è quello che penso io". Sul processo con sentenza prevista già il 3 dicembre Cecchettin dice che non gli interessa "se sarà veloce o lungo, anche se per me è uno stillicidio, non sto assolutamente bene: ogni giorno penso a Giulia". E ancora: "Oggi è un giorno di grande dolore, come tutti gli altri del resto. Sono sicuro che il giudice, il collegio, sapranno ben giudicare quanto è successo, con la pena giusta che sarà stabilita dalla giuria".
Al Tg2 Cecchettin dice che ha partecipato alla prima udienza come segno di rispetto nei confronti delle istituzioni, "ma spero che possa andare avanti anche senza di me". In aula ieri non c’erano nemmeno i genitori dell’imputato, Nicola Turetta ed Elisabetta Martini. Con i Cecchettin il rapporto è un capitolo chiuso: "I Turetta non li sento da tempo. Non c’è rancore, tutti abbiamo le nostre colpe. Se mi scrivono io rispondo sempre. L’ultima volta che li ho sentiti risale a molto tempo fa, quando sono uscite le indiscrezioni sull’interrogatorio di Filippo in carcere. Ora porto avanti la battaglia che ha iniziato mia figlia Elena con la Fondazione che si basa sui valori di Giulia. Anziché concentrarmi sull’astio interiore, ho scelto di creare del valore su qualcosa che possa migliorare la nostra società". Perché, spiega all’Ansa, "Sicuramente c’è un prima e un dopo Giulia".
Alessandro D’Amato