Domenica 5 Maggio 2024

Figlio di Salvini sulla moto d'acqua, indagati tre poliziotti della scorta

Interrogati in Procura a Ravenna sull'episodio del 30 luglio scorso. Due reati ipotizzabili: violenza privata e peculato d'uso. Salvini: "Mi vergogno, siamo in un Paese ridicolo. Il pm convochi me"

Il figlio di Salvini sulla moto d'acqua della polizia (Ansa)

Il figlio di Salvini sulla moto d'acqua della polizia (Ansa)

Ravenna, 19 settembre 2019 - Tre poliziotti della scorta di Salvini sono stati interrogati - da indagati - ieri in Procura a Ravenna in relazione al giro del figlio dell'ex ministro dell'Interno su una moto d'acqua della polizia guidata da un agente. I tre poliziotti sono stati interrogati alla presenza dei loro avvocati. L'episodio - che ha suscitato numerose polemiche - si verificò sulla spiaggia di Milano Marittima il 30 luglio scorso. I tre poliziotti sono stati formalmente identificati, dopo richiesta al Viminale, per ciò che segui l'episodio, quando un giornalista di Repubblica cercò di riprendere la scena. 

I tre hanno risposto fornendo la loro versione dell'accaduto. Sulla vicenda, la Questura di Ravenna nelle settimane scorse aveva concluso l'accertamento interno scattato sin da subito, inviando per competenza gli atti alle Questure di Roma e di Livorno alle quali appartengono rispettivamente i tre agenti della scorta e i due poliziotti incaricati della moto d'acqua. A quel punto la Procura ravennate aveva già aperto un fascicolo sull'accaduto: due i reati ipotizzabili, violenza privata, tentata o consumata e peculato d'uso

"Tre poliziotti indagati. Li conosco. Non mi permetto di giudicare il lavoro della magistratura, ma tre poliziotti convocati e indagati per il giro di cinque minuti sulla moto d'acqua di mio figlio ... manco fossero spacciatori, rapinatori e stupratori ... Un po' mi vergogno", ha commentato Salvini in diretta Facebook. "Prendetevela con me, non con altri, che non c'entrano niente", ha aggiunto l'ex ministro dell'Interno. Siamo in un "Paese ridicolo che ha bisogno di essere sistemato", ha continuato, "lasciate che i poliziotti inseguano i delinquenti e non che siano convocati come delinquenti". "Se un errore c'è stato l'errore è mio - ha concluso -. Convochi me, lo dirò a quel magistrato. Non ho parole. Posso signor procuratore, chiederle una cortesia, lasci lavorare questi poliziotti, chiami me. Se devo pagare pago io".