Roma 11 aprile 2024 – La nuova, gravissima, tragedia della centrale ripropone, a poche settimane da quella di Firenze, l’emergenza delle morti sul lavoro. "Sono appena uscita dalla Centrale di Bargi e mentre parliamo i soccorritori sono all’opera – esordisce la ministra del Lavoro, Marina Calderone – si cerca di alimentare la fiammella della speranza, ma poi ci sono momenti molto umani di grande disperazione. Le squadre di vigili del fuoco e sommozzatori dell’Arma dei carabinieri mettono in gioco la loro vita per salvare quella degli altri. Adesso provo solo angoscia per le vittime, angoscia per i familiari che aspettano di avere informazioni sui loro cari dispersi, e angoscia anche per i feriti gravi".
Che cosa si può ipotizzare su questo ennesimo dramma del lavoro?
"Sono venuta a Bargi perché sentivo il dovere, come ministro del Lavoro, di essere vicina ai lavoratori e ai loro parenti in questo difficile momento, vicina anche alle comunità sul territorio che devono sapere che noi ci siamo, che lo Stato c’è. Ho visto tante divise, quando c’è una divisa significa che lo Stato è al fianco del cittadino. Qualsiasi fuga in avanti sulle cause dell’incidente è prematura, ma in ogni caso sembra proprio che nella Centrale di Bargi fossero all’opera lavoratori specializzati ed esperti. Dobbiamo rispetto, adesso, anche a chi sta lavorando, compresi gli inquirenti. Bisognerà fare piena luce su quanto è successo".
Come intervenire per fermare questo calvario?
"La sicurezza sul lavoro è una priorità che questo governo si è posta fin dall’inizio. Siamo già intervenuti aggiungendo 1600 ispettori del lavoro a quelli che c’erano e raddoppiando a 1 miliardo e mezzo di euro i fondi Inail per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, e per la prevenzione. Recentemente abbiamo rafforzato il regime sanzionatorio reintroducendo il reato penale per la somministrazione abusiva di lavoro, e introdotto una misura che gli stessi sindacati chiedevano da anni, la patente a punti, che io però preferisco chiamare patente a crediti, perché nessuno può né deve pensare che si voglia attribuire un ‘punteggio’ alla vita umana. Occorre, invece, qualificare le imprese in ragione della sicurezza che garantiscono e della osservanza delle regole, prevedendo una soglia al di sotto della quale non possano più operare. Ma forse ancora più decisiva è la promozione e diffusione, fin dai banchi di scuola, di una cultura della sicurezza che non sia limitata ai luoghi di lavoro, ma comprenda tutti i percorsi di vita. In Italia, purtroppo, questa cultura della ‘vita sicura’ ancora non c’è".
Che cosa avete messo in campo dopo la tragedia di Firenze?
"Non esiste un prima e un dopo Firenze, da parte nostra c’è stata una cura e attenzione costante in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. In questi mesi sono stati effettuati interventi trasversali con linee d’azione chiare: prevenzione, formazione e sensibilizzazione all’osservanza delle regole, con la specifica previsione di strumenti efficaci. Fra questi metto il potenziamento di numeri e mezzi degli ispettori del lavoro, investimenti nella prevenzione, un ambizioso programma di formazione alla sicurezza che parte dalle scuole. Le norme del Decreto legge numero 19/2023, all’esame ora della Commissione Bilancio della Camera dei Deputati, sono parte di una strategia della sicurezza che dalla normativa si estende alla prassi e all’attività di comunicazione con l’obiettivo di promuovere il valore della vita sicura in generale".
I sindacati, però, sono mobilitati, fino allo sciopero, e chiedono nuove misure.
"La sicurezza sul lavoro è un tema di tutti, che dev’essere affrontato in modo serio, concreto e costruttivo. Anche attraverso un dialogo con le parti sociali e datoriali che stiamo portando avanti presso il Ministero. Dal 15 marzo ad oggi ci siamo incontrati tre volte per migliorare l’efficacia delle norme nel dl Pnrr, l’ultima proprio oggi (ieri, ndr ), in cui abbiamo condiviso fra l’altro la scelta di accogliere le richieste delle organizzazioni sindacali sull’equiparazione economica e giuridica dei lavoratori del settore nei subappalti. E gli stessi sindacati hanno riconosciuto che sono stati compiuti ulteriori passi avanti".
Che cosa non funziona nelle regole e nelle prassi attuali?
"Abbiamo un sistema di norme articolato che potenzialmente è in grado di tutelare come si deve la salute e la sicurezza sul lavoro. In alcuni casi mancano di efficacia perché non adattabili alle specifiche condizioni dell’impresa chiamata a applicarla. C’è poi un tema di controlli, rispetto al quale stiamo già agendo sul numero di ispezioni che saremo in grado di effettuare, con un incremento del 40 per cento quest’anno. L’obiettivo è raddoppiare i controlli e renderli più efficaci grazie agli strumenti, anche tecnologici, a disposizione. Ci sono poi utilizzi impropri di tipologie e contratti di lavoro e queste pratiche devono essere sanzionate. Aggiungo che stiamo operando anche sul fronte dell’Intelligenza Artificiale, perché una delle sue ‘buone’ applicazioni riguarda certamente non la sostituzione dell’uomo in quanto tale, ma il supporto e la sostituzione nelle situazioni maggiormente faticose, routinarie e, soprattutto, rischiose".
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