Draghi verso Kiev: "Vi vogliamo nella Ue"

Domani la visita a Zelensky con Scholz e Macron. Asse tra Palazzo Chigi e la commissaria von der Leyen. Ma l’urgenza è la pace con Mosca

Il presidente del Consiglio Mario Draghi con il premier israeliano Naftali Bennett

Il presidente del Consiglio Mario Draghi con il premier israeliano Naftali Bennett

"L’Italia sostiene e continuerà a sostenere in maniera convinta l’Ucraina, il suo desiderio di far parte dell’Unione europea". Da Gerusalemme, in conferenza stampa con il premier israeliano Naftali Bennett, Mario Draghi ribadisce la posizione italiana pro Kiev. E prima del Consiglio europeo, prima del G7 in Germania, prima del vertice Nato, il presidente del Consiglio farà tappa proprio domani nella capitale ucraina. La visita lampo, senza dettagli per motivi di sicurezza, sarà assieme al cancelliere tedesco Olaf Scholz e al presidente francese Emmanuel Macron (ieri in Romania). Uno spot da Europa unita, in attesa di contenuti più espliciti sia sulle aspirazioni ucraine allo status di paese candidato Ue sia sul fronte bellico a partire dal Donbass.

"Il governo italiano continua a lavorare perché si giunga quanto prima a un cessate il fuoco e a negoziati di pace nei termini che l’Ucraina riterrà accettabili", spiega Draghi prima di rientrare a Roma dopo aver lodato l’impegno di Israele e Turchia per una mediazione con Mosca. La trasferta a Kiev, a lungo dibattuta con Berlino e Parigi, vorrebbe segnare un passo in avanti nella risoluzione del conflitto, nonostante l’apparente inamovibilità di Vladimir Putin e l’aggressività mediatica di Volodymyr Zelensky. "L’Ucraina è aperta ad accogliere tutti i propri amici a Kiev", dichiara infatti il leader ucraino quasi a voler rimediare le precedenti sguaiatezze nel pressing alla Germania. L’ultima in un’intervista a Die Zeit: "Il cancelliere tedesco sa esattamente di cosa ha bisogno l’Ucraina. Ma le forniture dalla Germania sono ancora inferiori a quelle che potrebbero essere". Insomma, nessun tappeto rosso ai leader delle più importanti capitali Ue. Draghi, a braccetto diplomatico con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, è quello che spinge di più per la candidatura di Kiev, mentre Macron e Scholz hanno forti riserve, così come il premier portoghese Antonio Costa che invita a non creare "false aspettative".

In Israele, Draghi vive una missione diplomatica ad alta intensità, tra visita allo Yad Vashem di durata non rituale ("possa il silenzio di questo luogo esserci di aiuto per affrontare la violenza dei nostri tempi", dice visibilmente commosso), geopolitica mediorientale e dossier energetici. "Lavoriamo insieme nell’utilizzo delle risorse di gas del Mediterraneo e per lo sviluppo di energia rinnovabile", è la richiesta di Palazzo Chigi. Nella successiva tappa a Ramallah, il presidente del Consiglio firma sei accordi di sviluppo del valore di 17 milioni e ribadisce "il fermo impegno dell’Italia nel processo di pace tra Palestina e Israele". "Come ho detto al primo ministro Bennett – sottolinea Draghi al suo omologo palestinese Mohammed Shtayyeh –, il dialogo deve continuare per ripristinare la fiducia. Dobbiamo continuare a lavorare per ridurre le tensioni e restare uniti nel condannare la violenza e difendere i diritti umani, civili e religiosi".

Ogni parola della trasferta richiama valori e obiettivi di Draghi, a partire dalla crisi ucraina (ma non solo): evitare che l’Europa ritorni in pericolo, respingere ogni forma di odio, conflitto e discriminazione.

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