Dimmi il tuo slogan, ti dirò chi sei "Poche parole: vince la semplicità"

La semiologa: Meloni è essenziale, i dem puntano sui contenuti. Ma in mezzo alla confusione il meno vale di più

di Alessandro Farruggia

C’è chi come Fratelli d’Italia punta tutto sull’immagine della leader e sulla promessa ridotta all’essenza: pronti. Chi come il Pd il segretario non lo mostra proprio ma punta su una dozzina di slogan su punti chiave del programma: da ‘affitti più bassi per i giovani’ a ‘prima l’ambiente’ e ‘Italia rinnovabile’, da ‘parità salariale per uomini e donne’ a ‘più medici di famiglia’, ‘un mese di stipendio in più’ e ‘la casa è un diritto’.

Chi come Forza Italia sceglie invece uno slogan d’antan ("una scelta di campo") e punta sull’onnipresente immagine di Silvio Berlusconi. E chi come la Lega cerca di unire il vecchio al nuovo: i temi di sempre (sicurezzaimmigrazione, pace fiscaleflat tax, pensioni) e i vecchi cartelloni ma anche tecniche nuove come la proiezione della parola chiave della campagna elettorale – ‘credo’ – in quattro luoghi simbolo: porto di Lampedusa, Agenzia delle Entrate e sede Inps di Roma, stazione Centrale di Milano. Quanto a Cinque Stelle, punta ora più che mai su Conte, "il nostro presidente". Sui muri d’Italia la campagna elettorale è già cominciata, almeno per i grandi partiti, anche se buona parte degli elettori sono in vacanza.

"Meloni – osserva la professoressa Giovanna Cosenza, docente di Semiotica dell’università di Bologna – fa una scelta essenziale e mi pare pittosto efficace perché in questo affollamento di messaggi il meno è il più. Proprio perché c’è un panorama saturato, la gente è stanca di messaggio contraddittori e Fdi sceglie di non introdurre altra confusione". Il rischio è infatti che, in situazione di saturazione elettorale, lo slogan non venga creduto ‘per definizione’. Ergo, meglio una scelta di semplicità e di uno o due messaggi chiari e sempre quelli, messaggi che ti entrano in testa.

"Il Pd invece – prosegue la professoressa Cosenza – fa una scelta opposta e punta sui contenuti, sui singoli temi del programma. Ha un senso preciso, anche se rischia di confondere gli elettori. I cittadini infatti si sono abituati da tempo ai messaggi del marketing politico elettorale ed è sempre più difficile colpirli, per cui moltiplicare i messaggi rischia di essere controproducente: l’elettore li vede occasionalmente e non gli entrano in testa. "Nel suo immaginario i concetti passano e vanno, si confondono, anche se nel merito quei messaggi sono portatori di valori e di scelte precise".

Berlusconi va in una direzione diversa. "La sua – osserva la semiologa – è una scelta nostalgica, per persone di una certa età, ragionevolmente suoi ex elettori. Ha un senso. È una scelta tradizionale, forse anche vecchia, ma Berlusconi ha un suo pubblico, e parla a loro. Con l’obiettivo di mobiltarli, come ai vecchi tempi". Intelligente anche la scelta dei Cinquestelle di puntare su Giuseppe Conte. "Fanno bene – osserva Cosenza – perché hanno solo quello da spendere. Conte aveva una reputazione altissima e può ancora giocarsela, nonostante abbia avuto un ruolo chiave nella caduta del governo Draghi, il che peraltro per i suoi elettori è pure un merito".

"Credo" è invece la parola chiave della Lega su manifesti e sui social. Salvini la spiega in una lettera aperta agli elettori. Diche che lui crede "in valori e ideali, nella lealtà e nell’onestà, in un futuro migliore". Professa fede nella Lega e nel centrodestra, che hanno "le idee giuste per risollevare l’Italia" e in particolare il suo partito . Segue una lunga lista di impegni, dal fisco alla lotta all’immigrazione irregolare fino alla pace nel mondo. E chiosa con i toni della preghiera: "Credo nell’Italia e negli italiani. Il 25 settembre sarà un bellissimo giorno di libertà e di partecipazione. Io ci credo". Vediamo se ci credono pure gli elettori.