Martedì 30 Aprile 2024

Da cuore del contagio a prima regione bianca Geografia e Dna, la Sardegna esce dal tunnel

In estate i focolai nelle discoteche avevano spaventato l’Italia. I motivi del crollo del contagio: l’isolamento dal continente e (forse) la genetica

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di Luca Bolognini

I focolai estivi che hanno spento la musica dance del Billionaire sembrano ormai lontani anni luce. Sono passati appena sette mesi dall’incubo agostano, quando tutti – procure comprese – puntavano il dito contro la Costa Smeralda e le sue discoteche, considerate l’epicentro del contagio italiano. Ma da domani, mentre tutte le altre regioni saranno ancora alle prese con il cervellotico campionario dei colori che definisce le regole da seguire per contenere l’epidemia, la Sardegna entrerà nella leggendaria zona bianca. Questo significa ristoranti aperti alla sera, libertà di movimento e – anche se su questo ci sono ancora piccole resistenze da vincere – l’addio (o lo slittamento) al coprifuoco. Il tutto si potrebbe riassumere in tre parole: ritorno alla normalità. Certo, restano mascherine e divieto di assembramento, ma rispetto alle restrizioni che stiamo tutti sopportando da oltre un anno è come parlare di niente. "Stiamo intravedendo la luce in fondo al tunnel, finalmente bar, locali e ristoranti potranno accogliere i clienti anche la sera. Secondo me – commenta Nicola Murru, direttore di Confesercenti Cagliari – avremo un’impennata di consumi, perché le persone hanno voglia di andare a mangiare fuori la sera".

Sono i numeri a giustificare l’ordinanza – firmata ieri dal ministro della Salute – che sancisce l’ingresso in zona bianca . Da oltre tre settimane la Sardegna registra meno di 50 casi ogni 100mila abitanti. Tanto per avere un ordine di grandezza, nelle ultime 24 ore ci sono stati 87 nuovi positivi e i pazienti ricoverati in ospedale sono 217, mentre quelli che si trovano in terapia intensiva appena 19. Un risultato che non dipende da una campagna vaccinale particolarmente efficiente, visto che la Sardegna, con appena il 59,9% delle dosi consegnate, ha fatto meglio solo della Calabria.

In molti hanno quindi cercato di dare una spiegazione a questi risultati. C’è chi ha fatto notare come la scarsa densità della popolazione, con appena 67 abitanti per chilometro quadrato (in Lombardia sono 420), possa aver contribuito a contenere i contagi. E anche il fatto che la Sardegna sia un’isola, con un maggior controllo degli ingressi, non è un fattore secondario. "La geografia e la demografia – spiega Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di microbiologia dell’università di Padova – hanno sicuramente rallentato l’epidemia. Ma anche l’intensa campagna di screening voluta dalla Regione, ancora in corso, è stata fondamentale. Il modello dei controlli a tappeto, per cui mi batto da sempre e che ha anche consentito al Veneto di contenere la prima ondata, è l’unico che funziona".

Ma secondo l’università di Cagliari, il motivo per cui i sardi sarebbero particolarmente resistenti al Coronavirus in realtà sarebbe genetico. I ricercatori hanno infatti scoperto che il corredo genetico degli abitanti dell’isola di fatto li proteggerebbe dall’infezione. E questo spiegherebbe come il boom di contagi estivi avrebbe coinvolto soprattutto i turisti e perché l’Ogliastra, terra di centenari, sia stata quasi del tutto risparmiata dal Covid. Ma al di là del Dna, il risultato ottenuto dalla Sardegna non deve essere assolutamente considerato un liberi tutti, come ha sottolineato anche il governatore Christian Solinas. "La zona bianca – conclude Crisanti – non è un punto d’arrivo, visto che in realtà favorisce i contagi. I risultati vanno consolidati. Bisogna procedere con cautela". Anche se nella testa di molti, i bassi delle casse del Billionaire hanno già iniziato a farsi sentire.